Continua in Turchia la persecuzione contro la rete di Fethullah Gulen, il predicatore che secondo Erdogan è stato l’ispiratore del tentato golpe del luglio scorso. Il ministro degli Interni Suleyman Soylu ha annunciato che, nella notte di mercoledì, una serie di retate condotte simultaneamente in 72 province hanno portato all’arresto di almeno 1009 sospetti ‘imam’, cioè figure di coordinamento dell’organizzazione. Ai blitz, coordinati dalla procura generale di Ankara, hanno partecipato circa 8.500 agenti.

L’operazione è ancora in corso e le fonti di sicurezza riferiscono che sono stati emessi 3.224 mandati di cattura. Nella sola provincia di Istanbul i ricercati sono 390, di cui 172 già finiti in manette. Circa 2mila agenti sono al momento impegnati nella caccia agli altri sospetti. Tra gli altri, risultano confermati 76 arresti a Smirne e 20 – su 119 ricercati – nella provincia anatolica di Konya.

I sospetti arrestati “si erano infiltrati nella polizia” e “hanno cercato di guidarla dall’esterno formando una struttura alternativa“, ha sostenuto il ministro Soylu, secondo cui l’operazione rappresenta un “passo importante” nello “smantellamento” della presunta rete eversiva di Gulen. Dal fallito colpo di stato del 15 luglio 2016, sono oltre 47mila le persone arrestate in Turchia per presunti legami con i ‘gulenisti’. Tra questi, ci sono almeno 10.700 poliziotti e 7.400 militari. Gulen, che si trova in esilio auto-imposto negli Usa, ha sempre negato di aver organizzato il golpe.

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