Riflessioni sul primo turno delle Presidenziali francesi.

1) Il fatto più eclatante è la sconfitta pesante dei partiti storici, di quelli che hanno fatto la V Repubblica: gollisti, socialisti ma anche il Pcf il quale, certamente, si riconosce in Jean-Luc Melenchon ma non è stato decisivo né sul piano del voto né su quello della struttura. La crisi riguarda anche i piccoli partiti a sinistra che restano sostanzialmente dove sono da sempre costretti a ripensare l’intera strategia elettorale. Siamo sicuri, infatti, che serva sempre la campagna elettorale di testimonianza fine a se stessa?

2) Questa sconfitta parla fondamentalmente dello stesso tema: l’erosione delle strutture democratiche e costituzionali nate nel Dopoguerra (in questo senso parla anche all’Italia) e, soprattutto, l’erosione dei soggetti che quelle strutture hanno edificato, sostenuto e mantenuto in vita, i partiti tradizionali. Ovviamente, siccome non si può celebrare un funerale senza il morto e in questo caso l’unico cadavere sul campo è quello socialista, i gollisti conservano ancora ampio margine per recuperare alle legislative. Però la tendenza è contrassegnata da un dato politico e istituzionale: al ballottaggio vanno due formazioni estranee alla V Repubblica, sul piano formale, meno sul piano dei valori, e questo avrà conseguenza sulla riorganizzazione.

3) Non significa, però, che scompaiano forme organizzate della politica: i partiti tradizionali non possono sussumere qualsiasi struttura organizzata e infatti sia Emmanuel Macron che Melenchon, i veri vincitori, hanno trionfato grazie a una operazione politica di aggiramento dei partiti tradizionali, con la costruzione di un movimento politico attorno alla figura di un leader. Questa è la tendenza fondamentale che si afferma anche in Francia dopo le vicende preliminari viste in Italia con Berlusconi prima e poi con Renzi e Grillo. E’ una tendenza negativa? In generale sì, perché non si intravede mai quale forma di partecipazione effettiva venga garantita. Se i partiti, infatti, possono anche essere superati, devono esserlo garantendo strumenti di democrazia anche superiori a quelli contestati e precedenti. Il problema, almeno per quanto riguarda le sorti di Melenchon, quelle che potrebbero riguardarci da vicino, è tutto in piedi.

Elezioni Francia, otto riflessioni in vista del secondo turno di Presidenziali

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