Contro le fake news (intese come quelle notizie palesemente false che fanno leva sugli istinti più beceri dei cittadini, dal razzismo al qualunquismo)  si può provare, si è provato e si è teorizzato tutto: alert accanto agli articoli sospetti, controllori che vaglino l’informazione che passa sul web, tasti per segnalare contenuti ambigui, task force di vigilanti di internet. Addirittura, in Italia è stata proposta una legge (liberticida) contro le bufale.

Eppure, il consiglio migliore diffuso finora viene dall’ European parliamentary research service (Eprs): un vademecum in cinque punti per la lotta alle fake news che si può riassumere con tre parole: Usate la testa.

Eccolo:

1.Controlla la fonte del media
La conosci? Verifica nella sezione About (o Chi siamo o Informazioni). Se il linguaggio è eccessivamente drammatico, sii scettico. Chi c’è dietro? Chi lo sta finanziando? Controlla cosa dicono altre (affidabili) fonti.

(Tradotto: se il sito che riporta la notizia non ha una descrizione o la descrizione è palesemente falsa, ambigua, poco chiara quanto l’articolo stesso, è consigliabile farsi venire dei dubbi)

2.Controlla l’autore
 Questa persona esiste davvero? Un  giornalista rispettabile ha sempre una traccia di sé. Se un autore ha inventato il suo nome, è probabile che anche tutto il resto sia falso.

(Tradotto: chi scrive, di solito si firma. Chi si firma ha un nome. Di quel nome di solito c’è traccia da qualche parte. Quanto meno su altri scritti)

3.Controlla  i riferimenti
L’autore usa fonti rintracciabili (per esempio media attendibili e riconosciuti)? Gli esperti citati sono veri specialisti? Se la storia usa fonti anonime, o nessuna fonte, potrebbe essere falsa.

(Tradotto: applicare anche ai contenuti lo stesso metodo dei punti 1 e 2)

4.Pensa prima di condividere
Il titolo potrebbe essere accattivante per guadagnare clic. Potrebbe essere anche una distorsione di eventi reali o vecchi – o potrebbe essere satira. Se una cosa è reale, i media mainstream se ne occuperanno. Confronta e trai le tue conclusioni.

(O se non se ne occupano – e potrebbe capitare – esistono i social network, Twitter, i giornali locali, che quasi sicuramente non se la sono fatta sfuggire. Ma se una notizia è davvero sensazionale e i media mainstream non se ne sono ancora occupati, di certo se ne occuperanno. Forse stanno solo facendo le necessarie verifiche)

5.Unisciti agli anti-bufalari
Tieni sotto controllo gli ultimi trucchi usati da coloro che diffondono fake news. Segnala le bufale. Spargi la voce.

(Consiglio non vincolante dello scrivente: a volte non sarebbe male mettere in dubbio anche ciò che dicono gli anti-bufalari di professione. Perché sono così famosi? Hanno davvero sempre ragione? Cosa garantisce che  il loro punto di vista è davvero imparziale? Accettano il contraddittorio? Meglio affidarsi alle organizzazioni che abbiano al loro interno diverse e plurali voci, provenienti da contesti  giornalistici variegati, e specialisti dell’informazione).

Cinque punti che si reggono su un solo concetto: perché le bufale muoiano di fame, bisogna togliere loro ciò di cui si nutrono, ovvero la pigrizia intellettuale degli utenti. Con buona pace dei cyber-animalisti.

Ps: La presidente della Camera Laura Boldrini, insieme al mondo del digitale e dell’informazione, sta facendo un grande lavoro di sensibilizzazione. Venerdì, alla Camera, ha dato il via a diversi tavoli di confronto sul tema. Buoni o cattivi che siano i risultati, si può dire che sta stimolando la riflessione sul tema. Lo step successivo al formare lo spirito critico degli italiani, però, dovrebbe essere consentir loro di utilizzarlo. Aumentando la trasparenza, l’accessibilità alle informazioni e l’onestà intellettuale, soprattutto, di politica e istituzioni. Ma questa è un’altra storia.

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