L’Associazione nazionale dei Comuni italiani contro il nuovo salva trivelle che il governo Gentiloni ha inserito nelle bozze della manovra correttiva di cui ancora si attende il testo definitivo. La norma, scrive l’Anci, dichiarerebbe non imponibili le piattaforme in quanto queste non costituirebbero fabbricati iscrivibili in catasto. “Si tratta di un’interpretazione – osserva l’Associazione – certamente foriera di ulteriore contenzioso, che mette a rischio la posizione dei Comuni sedi di piattaforme petrolifere, impegnati nella definizione, spesso bonaria, delle somme dovute dalle società petrolifere per l’Ici e l’Imu del periodo 2011-2016″.

“In molti casi, infatti, sono state le società stesse a rivedere la propria posizione e a pagare ai Comuni quanto dovuto in via stragiudiziale, in altri casi invece sono in corso di pagamento le somme non corrisposte in forza di provvedimenti giurisdizionali. Si tratta, pertanto, di somme che sono già acquisite o considerate nei bilanci degli enti. Disconoscere a colpi di interpretazioni autentiche un diritto più volte confermato è un inaccettabile atto di forza che stravolge puntuali pronunciamenti della Cassazione e mette in grave difficoltà non solo la certezza nell’applicazione delle imposte comunali sugli immobili, ma anche gli equilibri finanziari di decine di enti”. La partita vale almeno 300 milioni destinati a Stato, Regioni e Comuni su tutta Italia e riguarda molti Comuni costieri.

Se la norma passasse, continua l’Anci, posizioni ormai consolidate della Cassazione a favore dell’imponibilità delle piattaforme petrolifere sarebbero cancellate da una “interpretazione autentica” che sembrerebbe abolire con un colpo di spugna le pretese riconosciute ai Comuni. “Auspichiamo che tali notizie – conclude l’Associazione dei comuni – siano smentite e che si possa confrontarsi come Anci chiede da tempo per definire una soluzione normativa ragionevole”.

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