La zavorra Premium affonda i conti di Mediaset. Il bilancio 2016 delle tv berlusconiane si chiude con un rosso di 294,5 milioni, il peggiore della storia. È tutta colpa del mancato acquisto della pay-per-view da parte di Vivendi, comunica il Biscione, che imputa al braccio di ferro con Vincent Bolloré un “effetto negativo” pari a 341 milioni. “Nonostante una gestione rigorosa dei conti” e il +2,8% fatto segnare dal mercato pubblicitario, Mediaset “non ha avuto modo di contrastare” il danno provocato dalla permanenza di Premium tra gli asset dell’azienda. Il bilancio, spiegano da Cologno, “è stato radicalmente alterato dai gravi danni provocati sulle attività italiane del gruppo dalle violazioni contrattuali di Vivendi”. Se la pay – valutata 1 miliardo – fosse passata di mano come prevedevano i patti, dice Pier Silvio Berlusconi in conferenza stampa, “avremmo chiuso il 2016 in pareggio, sono evidenti gli effetti”.

Il rosso monstre, peggiore rispetto agli oltre 285 milioni persi nel 2012 in seguito alle svalutazioni legate alla crisi finanziaria, dovrebbe però essere bilanciato da un 2017 che Mediaset vede “in utile”. L’andamento dei ricavi pubblicitari totali nel primo trimestre dell’esercizio in corso è stato positivo (+2,4% sullo stesso periodo del 2016) e il Biscione si aspetta che il trend prosegua per tutto l’anno, riuscendo ad anticipare anche i risultati previsti dal piano finanziario “Mediaset 2020”, grazie anche agli impatti positivi generati dalle attività nel comparto radiofonico che ha prodotto 28,6 milioni di fatturato pubblicitario in tre mesi.

Numeri che da Cologno avrebbero potuto sventolare anche per il 2016, senza l’affaire Vivendi. I ricavi sono cresciuti a 3,66 miliardi, grazie a un +4,8 fatto registrare nelle attività italiane, e il risultato operativo è stato negativo per 189 milioni ma, senza Premium, sarebbe stato positivo 132 milioni. La pay-tv ha fatto saltare i piani, soprattutto a causa di un peggioramento dei conti nel terzo trimestre, quello solitamente più remunerativo grazie ai nuovi abbonamenti legati alla stagione calcistica. Il tutto proprio durante la scalata di Vivendi, salita in quel periodo fino al 29,9% del capitale. Una situazione che ieri ha spinto l’Agcom a imporre ai francesi di scegliere se cedere nei prossimi 12 mesi una parte di quote della stessa Mediaset o di Telecom, dove è al 24 per cento.

Mentre la partita resta aperta in tribunale: a Vivendi è stato chiesto un risarcimento da 570 milioni e l’ad Pier Silvio Berlusconi è tornato a ribadire che “pretendiamo i danni e il rispetto delle intese, che venga fatta giustizia”. Riferendosi a quanto ha stabilito l’Agcom, Berlusconi jr. ha aggiunto che “è stata accertata una violazione, sta a loro risolvere la situazione”, perché “c’era un accordo negoziato per mesi” e i francesi “hanno visto tutti i numeri, era tutto assolutamente perfetto e in regola”, quindi “dire che l’accordo non è stato rispettato per le perdite di Premium è ridicolo”. E il 2017 sarà un anno importante per la pay-tv, visto che nei prossimi mesi andranno all’asta i diritti tv del calcio del triennio 2018-2021. Secondo gli analisti, Premium priva del pallone avrebbe un giro d’affari ridotto di circa il 90% scendendo dai ricavi stimati per l’esercizio in corso tra i 630 e i 640 milioni ad appena 80 milioni con circa 600mila abbonati, un terzo degli attuali 2 milioni.

“Confermiamo la nostra posizione espressa a inizio anno, di una possibile partecipazione con approccio speculativo alle aste sui diritti”, ha detto il direttore finanziario di Mediaset e presidente di Premium, Marco Giordani. Puntare, insomma, su pacchetti specifici. L’offerta agli abbonati verrebbe poi integrata, come spiegato da ilfattoquotidiano.it nelle scorse settimane, trasformando la pay in una piattaforma aperta ad altri soggetti che saranno in grado di acquisire i diritti di Serie A e Champions League. Ovvero ciò che proprio Mediaset aveva strappato a suon di milioni nello scorso triennio. A conti fatti, senza troppa fortuna.

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