Dopo la vittoria del sì alla Brexit, dopo la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali americane non possiamo più essere certi che Marine Le Pen non vinca le presidenziali francesi. E’ vero che il sistema a doppio turno ha il pregio di ridurre il rischio che candidati di partiti anti-sistema (di destra o di estrema sinistra) possano vincere, evento che è più facile in sistemi elettorali a turno unico, ma esiste una possibilità concreta che questa volta accada l’imprevedibile e che Le Pen venga eletta. Come europei dobbiamo preoccuparci e porci una serie di domande. Dopo le elezioni francesi cosa accadrà alla moneta unica? Cosa accadrà all’Unione europea?

Se Le Pen vincesse probabilmente convocherebbe un referendum per l’uscita della Francia non tanto dall’euro ma dall’Unione. Le Pen infatti è contraria a Schengen, intende ridurre l’immigrazione in Francia non solo dei profughi e degli extracomunitari ma anche dei polacchi, dei romeni e di tani altri cittadini europei. Il referendum non sarebbe sufficiente e servirebbe un voto del Parlamento francese e non è detto che Le Pen abbia la maggioranza nel parlamento. Un risultato pro-uscita al referendum avrebbe comunque un impatto sull’Unione e sui mercati.

I tassi di interesse sui titoli del debito pubblico francese crescerebbero senza dubbio (e anche quelli sul debito italiano). Il programma politico di Le Pen prevede inoltre riduzioni delle tasse sia per le famiglie sia per le imprese, un’abbassamento dell’età pensionabile (e quindi un aumento della spesa pensionistica), maggiori sussidi e maggiore spesa pubblica sociale, tutte queste misure comporterebbero certamente un aumento del deficit pubblico e la violazione delle regole europee sul bilancio. A esse si sommerebbero misure contro le importazioni di beni e servizi dall’estero (dazi) e ripristino del finanziamento diretto dello Stato tramite moneta da parte della Banca di Francia. Si tratta di un programma che aprirebbe uno scontro aperto e ruvido con la Commissione europea.

A prescindere quindi dall’eventuale referendum, il progetto politico di Le Pen è di guerra con la Commissione europea, di rottura delle regole comuni e in ultima istanza di rottura dei rapporti di collaborazione con gli altri partner europei. Un contenzioso tra Francia e Ue paralizzerebbe di fatto l’Unione e ridurrebbe le possibilità di avviare riforme dell’architettura europea in chiave più federale (bilancio comune).

Il ripristino della “sovranità” dello Stato francese significherebbe quindi aprire un contenzioso con la Commissione sul deficit pubblico; guerre commerciali con agli Paesi europei (che certo reagirebbero ai dazi sulle importazioni applicando anche loro dazi sui prodotti francesi da loro importati), e forse il rischio di un’uscita dall’euro e dall’Unione. Uscita dall’euro vorrebbe dire – sostiene Le Pen – poter svalutare il “nuovo franco” per rendere competitive le merci francesi nei mercati esteri.

Ma in uno scenario di fine dell’euro (casuato appunto dall’uscita della Francia) e di ritorno alle valute nazionali, vi sarebbe un grave pericolo di guerre valutarie: se la Francia svaluta anche il Belgio, la Spagna e l’Italia potrebbero svalutare come rappresaglia e poi altri Paesi ancora.

Il “sovranismo” cela sempre il nazionalismo e il nazionalismo è una miscela assai pericolosa, finisce per contagiare i vicini e innescare conflitti, dispute, ripicche, e chissà forse guerre. Negli anni ’20 del Novecento l’Europa e il mondo conobbero questo tipo di situazione, i governi abbandonarono il gold standard e avviarono politiche economiche beggar-thy-neighbour (“manda il tuo vicino a chiedere l’elemosina”), quella stagione, come sappiamo, finì male, con l’avvento di regimi dittatoriali e poi con la Seconda guerra mondiale.

L’uscita della Francia dall’Unione avrebbe conseguenze enormi sull’Unione stessa. E’ difficile pensare che l’euro e l’Unione europea possano sopravvivere se la Francia, la seconda economia del continente e uno dei paesi fondatori dell’Europa unita, uscisse. E’ chiaro che al momento non possiamo fare altro che sperare che Le Pen non vinca, che i francesi siano maturi e capiscano i rischi cui andrebbero incontro loro stessi in caso di vittoria della Le Pen.

Ma va detto anche che serve un nuovo progetto europeo che sappia rispondere alle paure, ai problemi del ceto medio europeo. Serve un ripensamento di alcune regole, serve un disegno capace di affiancare la moneta unica con un vero bilancio unico europeo. Non si può solo sperare che gli elettori francesi siano maturi.

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