Nata a Londra nel 1975, Asma Assad, moglie del presidente siriano Bashar, è anche cittadina britannica. Prima di diventare First lady ha lavorato nella mondo della finanza, abbandonato per sposarsi. Della guerra che negli ultimi 5 anni ha provocato oltre mezzo milioni di morti la signora non parla, anzi il suo profilo Instagram mostra una realtà molto diversa da quella che viene documentata da anni da reporter e inviati, attivisti e ong.

E così, dopo la pubblicazione di messaggi di sostegno al regime dopo l’attacco chimico a Khan Sheikhoun e la reazione americana, un gruppo di deputati britannici LibDem hanno scritto una lettera al ministro degli Interni Amber Rudd nella quale si chiede di toglierle la cittadinanza. La first lady della Siria ha agito non da privata cittadina ma come portavoce della presidenza siriana”, ha spiegato Tom Brake, delegato dei liberaldemocratici per gli affari esteri. “Boris Johnson ha chiesto ai paesi di fare di più per la Siria. Ma il governo britannico potrebbe dire ad Asma: o smetti di usare la tua posizione per difendere atti barbarici oppure ti leviamo la cittadinanza”.

Dopo i raid degli Stati Uniti la firts lady siriana ha scritto su uno dei suoi profili che “è stato un atto irresponsabile espressione di una visione cieca e limitata della realtà politica e militare“. L’account Instagram è pieno di immagini di “normalità”: la gara di lettura per bambini siriani, con un bambino tra le braccia all’interno di un reparto maternità oppure mentre consola la famiglia di un siriano che è stato ucciso nella guerra il tutto con l’hashtag #WeLoveYouAsma. Figlia di un diplomatico e di cardiologa Asma si è laureata al King College. I suoi genitori sono entrambi sunniti di Homs, città siriana situata vicino alla base aerea presa di mira dagli Usa il 6 aprile. Dopo l’università ha lavorato per Deutsche Bank e J. P. Morgan a New York e Londra.

Intanto la Russia è pronta a partecipare ai colloqui trilaterali che si terranno a Ginevra il 24 aprile. Il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov ha spiegato che l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha dato il suo consenso ai colloqui. In rappresentanza di Mosca interverrà anche l’altro vice ministro degli Esteri, Gennady Gatilov. Le autorità russe, riferisce l’agenzia Tass, sono in attesa della conferma della partecipazione degli Stati Uniti.

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