I pianeti con due soli di dimensioni simili a quelle della Terra, come Tatooine di Guerre stellari (Star Wars), potrebbero essere in grado di ospitare la vita se si trovano alla giusta distanza dalle due stelle. Lo indica una simulazione condotta sulla base dei dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler della Nasa. Pubblicata su Nature Communications, è stata messa a punta da Max Popp, dell’università americana di Princeton e dell’Istituto Max Planck di meteorologia ad Amburgo, e Siegfried Eggl, del Jet Propulsion Laboratory della Nasa.

‘Abbiamo dimostrato che vale la pena cercare i pianeti nei sistemi a doppia stella”, ha detto Eggl. La simulazione si è basata sul sistema Kepler 35, scoperto dal telescopio spaziale Kepler e formato da due stelle e un pianeta otto volte più grande della Terra chiamato Kepler 35b. Tuttavia, nella simulazione è stato aggiunto un secondo, ipotetico pianeta, grande quanto la Terra e coperto di acqua, che dovrebbe impiegare da 341 a 380 giorni per compiere un’orbita intorno alle due stelle. I ricercatori hanno voluto osservare a che distanza dalle stelle dovrebbe trovarsi un pianeta simile alla Terra per avere le condizioni giuste per ospitare la vita.

È stato scoperto che l’ipotetico pianeta dovrebbe trovarsi vicino al confine interno della zona abitabile, ossia la regione dove le temperature sono più miti e c’è più probabilità che vi sia acqua liquida in superficie. Qui le temperature medie globali del pianeta rimarrebbero pressoché costanti e l’acqua potrebbe rimanere a lungo allo stato liquido. Al contrario, al confine esterno della zona abitabile l’ipotetico pianeta subirebbe molte variazioni di temperatura fra il giorno e la notte, come quelle che “sperimentano i deserti della Terra”, ha detto Eggl. La simulazione ha inoltre dimostrato che, come nei sistemi con un unico sole, un pianeta che si trova oltre il bordo esterno della zona abitabile, invece, sarebbe perennemente coperto di ghiaccio. Infine, oltre il confine interno della zona abitabile, si creerebbe un effetto serra simile a quello presente su Venere che renderebbe il pianeta inospitale per la vita.

Lo studio su Nature

Articolo Precedente

L’ultima missione della sonda Cassini: tuffarsi negli anelli di Saturno

next
Articolo Successivo

Nanoparticelle biodegradabili per “armare” difese immunitarie contro tumori

next