La Malastrada non è un progetto musicale come i tanti che mi passano tra le mani e spesso scivolano via. Proprio no. Si tratta dell’investimento artistico e di vita di un amico fidato che ho conosciuto per la sua musica, ancor prima che per le tante cose che avremmo poi condiviso assieme. Premessa non dovuta, sia chiaro, necessaria però al fine di fugare ogni dubbio circa la consistenza e la bellezza di quello che (sono certo) avrete piacere di scoprire una volta ancora assieme al sottoscritto.

Il progetto, nato nel 2009, prende nome (e intenzione) dal brano firmato da De André e De Gregori:  “La cattiva stradaracconta Andrea – è stato ispiratore di molti dei miei concetti, tutti espressi in questo primo disco dal titolo Tra La Macchina E Il Portone: “Il titolo di un brano, questo, che sarà sul prossimo lavoro. Una dedica a Tom Waits, mio artista preferito che con i suoi Anni selvaggi di Frank fece la stessa cosa. Nel suo ruolo, il titolo del disco vuole simboleggiare un percorso di ritorno a casa, quei passi tra la macchina appena parcheggiata e il portone che rappresenta la sicurezza che ci aspetta. Sono gli stessi passi che ci permettono di riflettere su quanto accadutoci durante la giornata trascorsa”.

Trainato dai ritmi un po’ trascinati di tante storie di pura e semplice vita urbana, l’album è il frutto di due diverse gestazioni: un libro, Prenestinity e un ep Colpa Del Vino. Entrambe le creazioni sono riversate in quest’ultimo lavoro – uscito lo scorso anno – e conditi in seconda istanza da una sfilata importante di collaborazioni con alcuni dei nomi più conosciuti della scena cantautorale (e non) di Roma e provincia (nomi come Giancane, Rossomalpelo, Galoni, Adriano Viterbini solo per citarne alcuni).

“La collaborazione in musica è la madre di ogni apprendimento e la condivisione sta alla base di qualsiasi altro tipo di esperienza. Mettiamo il fatto che tu sia ricchissimo, o bellissimo, o innamoratissimo: che te ne fai se poi non puoi dirlo a nessuno?”. Sognando possibili ulteriori collaborazioni aggiunge: “Se vogliamo un po’ volare di fantasia vorrei suonare il piano per un brano di Niccolò Fabi, poi vorrei parlare qualche ora con Caparezza, anche senza poi suonarci insieme”.

Un totale di 14 canzoni suonate e rigirate come fossero calzini, nel buio di una sala prove che in senso tutt’altro che metaforico era anche un po’ casa: “Un lavoro di sala svolto sempre in trio, con piano, basso e batteria. La necessità di aggiungere delle sonorità ‘elettriche’ pur non avendo un chitarrista vero e proprio mi ha portato a cercare sulla ‘verdoniana’ agendina degli amici di sempre dei chitarristi che potessero dividersi il compito di riempire i brani col loro stile. Ne ho trovati molti e li ho usati con piacere tutti e tutti hanno dato il loro contributo unico e riconoscibile al nostro lavoro. Idem per i cori. È stato un bellissimo gioco“.

L’occasione – già ghiotta per chi scrive – si è fatta ancor più interessante contestualmente al rilascio di un nuovo video il prossimo 12 Aprile: quello de Una canzone sulla piogga (e qualche serenata), video realizzato in collaborazione con Molinari grafica e disponibile in esclusiva qui di seguito. L’artista ha dichiarato: Dietro questo video c’è un’amicizia, ma ancor prima una grossa stima artistica che mi lega al regista Dario Molinari, al quale ho dato carta bianca in quest’occasione. Reduci da una precedente collaborazione sul brano Le intuizioni del caffè, gli avevo chiesto di ‘inventare’ qualcosa per un altro brano. Lui ha ascoltato il disco, ha scelto il pezzo e me l’ha raccontato per come se lo immaginava. Mi è piaciuto molto rivederla e rileggerla col suo sguardo. Ed eccoci qua. Importante è stata da subito la scelta della location (un luogo suggestivo appena rivalutato, grazie ad interventi di street art al quale hanno collaborato artisti di fama internazionale) che è il terminal bus di Castel Gandolfo. Nel video questo luogo è una perla e consiglio a tutti di visitarlo di persona. Poi ha messo di mezzo un Mercedes-benz di 40 anni e si è conquistato la mia più totale fiducia”.

A un anno di distanza e diverse date già sul groppone, viene spontaneo tornare dove queste quattro chiacchiere erano cominciate: la musica che sarà. “Il mio prossimo disco si esprimerà in un’altra lingua, musicalmente parlando. Non sarà un disco per tornare a casa, piuttosto sarà quello per partire (tra il portone e la macchina?), fatto di quelle canzoni che ti possono accompagnare a prendere la macchina, e fartela accendere non dando nessuna importanza a quando e dove la spegnerai, fuori dalle sicurezze, dalle cose che ci costringono a fare i tempi che viviamo. Ma dove sta scritto che tutto ciò che ti costringono a fare sia brutto?”.

Come dargli torto? L’amo è lanciato, a decidere e contare ora sono soprattutto le vostre impressioni e tranquilli, calmi, che la chiosa è di quelle importanti: “delle mie canzoni vorrei che si dicesse di tutto, in bene e in male, che il bene fa piacere, ma è il male che spesso stimola la curiosità negli altri, per volerle conoscere. Quindi che dicano, che dicano di tutto”. Pronti, partenza, via!

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