È partita il 5 aprile la settima edizione di Rendez-Vous, rassegna di cinema francese voluta dall’Institut Français, organismo promotore della cultura francese nel mondo e sostenuta dall’Ambasciata di Francia in Italia. Come ogni anno la manifestazione mette in vetrina il cinema d’Oltralpe di qualità e quello più griffato. Tutto rigorosamente con sottotitoli, si dirama in cinque città come mosaico di generi per ogni palato: non soltanto classici, come quest’anno The Dreamers di Bertolucci per dare spazio a un focus con uno degli ospiti: Louis Garrell.

L’attore interpreta un suo collega del cinema muto in Planetarium. Una piccola parte recitata con affetto per la sua amica regista Rebecca Zlotowski. In puro stile metacinematografico il personaggio affianca la storia bizzarra di due sorelle medium. Lily-Rose Depp interpreta una ragazza capace di comunicare con i morti mentre Natalie Portman ne è la sorella maggiore, tutrice, agente e presentatrice nelle loro performance. Un produttore cinematografico le prenderà con sé per farne delle star del muto, ma l’ascesa non sarà lineare. Il primo Novecento affida alla Portman la migliore ambientazione possibile per esibire la sua bravura crescente insieme a nuova linfa divistica per l’immaginario del pubblico. La Depp invece palpita come un giovane e splendido animale da cinema. Gioca ad essere acerba e per adesso vive una gavetta positiva per chi si affaccia a seguirla sul grande schermo. Il film trionfa in estetica e cliché d’epoca, c’indora fascinosamente con sedute spiritiche che scansano l’horror per un glamour retrò, ma non lascia molto più del compiacimento visivo e della convinzione per la classe cristallina delle sue attrici.

Restando in tema spiritico, Rendez-Vous ha presentato in anteprima anche Personal Shopper. Premiato lo scorso anno a Cannes per la regia di Olivier Assayas, vede Kristen Stewart nei jeans di una ragazza solitaria che seleziona abiti di lusso per una riccona da jet-set. Il materialismo più estremo rappresentato dalla forma di shopping più esclusiva sposa lo spiritismo, l’immateriale più assoluto. La protagonista percepisce presenze di fantasmi nelle case e cerca di comunicare con il fratello morto mesi prima in una Parigi dalla doppia faccia. Il regista muove il suo sguardo cercando e trovando il bello della forma, la giusta attrice, che con la sua recitazione dimessa si fa prototipo della ragazza comune, e anche una storia che scava come un tarlo nella curiosità dello spettatore. Come per le sedute della Zlotowski, anche la sua casa stregata svicola via dall’horror, attenua la tensione e propone un aldilà a portata di emozioni sotto controllo. Il mondo dei morti può essere un posto da conoscere, un posto come un altro? Lo spunto è interessante, però anche qui la quotidianizzazione dell’ultraterreno in confezione impeccabile non mostra molto più di classe registica e una giovane attrice dotata e ben disposta a ruoli sopra le righe pur di uscire dalla gabbia immaginifica legata ai successi gradassi di certo cinema fuffo venuto da libri per teenager.

I fantasmatici Planetarium e Personal Shopper si daranno battaglia in sala dal 13 aprile per conquistarsi la propria fetta di pubblico radical chic. Il 27 uscirà il invece A casa nostra – Chez nous. Via i fantasmi, resta lo spettro della xenofobia sulle nuove destre europee. Siamo in un paese nel nord della Francia. Un’infermiera ben voluta da tutti viene carpita dal nuovo partito di destra che deve scrollarsi via un’immagine scomoda per le prossime elezioni. Il cammino sarà pieno di ricatti e retroscena di una società che cova intolleranza verso lo straniero fin dentro gli angoli familiari più privati. André Dussolier, icona del cinema francese, fa un machiavellico politico che lega l’infermiera a un capo di partito cine-sosia di Marine Le Pen: una glaciale Catherine Jacob. Ci sono anche scene forti di gruppi di estrema destra a caccia di extracomunitari, selfie con manganelli e altri episodi che il regista Lucas Belvaux ha preso ispirandosi alla cronaca. Si sprofonda lucidamente in varie sfumature d’odio alla base di certi movimenti. Per chi ama cinema politico e sguardo sociologico A casa nostra sarà imperdibile. Accolto con una rumorosa polemica dalla destra francese dimostra di colpire nel segno anche i diretti interessati.

Per smorzare i toni, anzi, per parlare di quella classe d’intellettuali di sinistra tanto colpevolmente assente in Chez nous, bisognerà guardare Le cose che verranno – L’avenir, di Mia Hansen-Løve. Una docente di filosofia affronta un periodo difficile mentre ritrova un’amicizia alla pari con un ex-studente, ora scrittore di sinistra militante. Isabelle Huppert continua a splendere anche dopo il recente Elle. Prestata a un’autrice da nouvelle vague del terzo millennio e tutta al femminile fa suo lo spettatore in una storia di amori finiti, articolate visioni politiche e generazionali, scontri dialettici tra borghesia e proletariato, e problemi logistici quando in casa c’è un anziano a cui badare. Sarà nei cinema a partire dal 20 aprile, e per chi ama Truffaut e Rohmer, al quale la regista ha ammesso d’ispirarsi, potrebbe essere uno dei titoli dell’anno.

Il Rendez-Vous mette in mostra molte storie ancora. Soprattutto un modo di fare cinema e industria del cinema che l’Italia dovrebbe guardare in maniera più sistemica. Dopo l’apertura romana si è spostato a Napoli e Palermo, ma continuerà a Bologna, Torino, Firenze e Milano tra proiezioni e incontri con i protagonisti del cinema francese.

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