C’è anche L’Espresso tra i vincitori della categoria giornalismo divulgativo del Premio Pulitzer, che è stato assegnato alle testate riunite nel consorzio internazionale di giornalismo investigativo (Icij) che ha svelato i Panama Papers. Undici milioni di file che una gola profonda informatica passò inizialmente al quotidiano Suddeutsche Zeitung e che poi furono suddivisi fra 400 giornalisti appartenenti a 100 giornali di 80 diversi paesi, tra cui anche quelli de L’Espresso. Il lavoro, partendo dai documenti dello studio legale di Mossack Fonseca, arrivò poi a tracciare la rete di stratagemmi, comprese società offshore, utilizzati per avere vantaggi fiscali o muovere capitale in maniera indisturbata. Almeno 800 gli italiani interessati.

La Columbia University ha svelato i nomi del più ambito riconoscimento giornalistico americano, creato nel 1917 dal magnate della stampa Joseph Pulitzer e assegnato a 21 diverse categorie, non solo giornalistiche, che includono anche fotografia, teatro, letteratura e musica.

Oltre al lavoro sui Panama Papers, sono stati premiati il reporter del Washington Post David Fahrenthold per la sua inchiesta sulle fondazioni benefiche di Donald Trump, condotta durante la campagna elettorale. Il riconoscimento nella categoria ‘servizio pubblico’ è andato al New York Daily News e a ProPublica (sito di giornalismo investigativo) per un’inchiesta sul dipartimento di Polizia di New York. Al Charleston Gazette-Mail il miglior premio per giornalismo investigativo con una inchiesta sul consumo di oppiacei, mentre il New York Times si aggiudica riconoscimenti in tre categorie: miglior fotografia per ‘breaking news’, migliore approfondimento e migliore copertura sugli Esteri per il reportage sul presidente russo Vladimir Putin.

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