È stata finalmente liberata Cecilia, la scimpanzé a cui lo scorso novembre sono stati riconosciuti diritti umani con una storica sentenza della Corte di Argentina. Primate di 19 anni, Cecilia viveva in una piccola gabbia di cemento allo zoo di Mendoza. Dopo la morte dei suoi compagni, Charlie e Xuxa, era caduta in depressione, e la sua situazione aveva spinto il Progetto Grande Scimmia, che difende i diritti fondamentali dei grandi primati antropomorfi, e gli attivisti dell’Afada, un’organizzazione argentina per la difesa dei diritti animali, a portare il caso in tribunale.

La giudice María Alejandra Mauricio aveva così deciso di accogliere la richiesta di applicare l’Habeas Corpus, un principio giuridico per la salvaguardia della libertà individuale che permette di evitare una detenzione senza i dovuti elementi d’accusa. Uno strumento mai applicato sugli animali, ma la Mauricio aveva ritenuto che Cecilia potesse rientrare nella legge in quanto “soggetto non umano” e non oggetto. La sentenza della Corte di Argentina aveva così stabilito la liberazione della scimpanzé dalla cattività, e il 5 aprile è stata trasferita al Santuario delle grandi scimmie a Sorocaba, nello Stato di San Paolo, in Brasile.

“Cecilia è il primo primate non umano a ottenere la libertà grazie a uno strumento giuridico umano”, aveva commentato in una nota il Progetto Grande Scimmia dopo la sentenza. “Speriamo che seguiranno questo esempio in altri casi, così che molti altri grandi primati che vengono sfruttati in cattività possano essere liberati”. La giudice Mauricio aveva concluso il verdetto citando il filosofo Emmanuel Kant: “Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal modo in cui tratta gli animali”.

Nella sua nuova casa, dopo un’iniziale quarantena per rendere meno traumatico il trasferimento, Cecilia troverà altri 50 primati con cui socializzare. “È stato incredibile”, ha detto a The Dodo Pedro Pozas Terrados, direttore del Progetto Grande Scimmia. “Prima era in una piccola gabbia e non poteva nemmeno vedere il cielo. Adesso può toccare l’erba”. Terrados ha già riscontrato miglioramenti nell’umore di Cecilia: “Le è tornato l’appetito, sta davvero bene. È cambiata dal giorno alla notte”.  E su Facebook, l’Afada ha pubblicato dei video che mostrano come Cecilia si stia adattando al nuovo ambiente.

Lo zoo di Mendoza era già stato protagonista di numerose polemiche per le condizioni dell’orso polare Arturo, diventato famoso come “l’orso polare più triste del pianeta”. Si erano rivelate inutili le proteste per trasferirlo in Canada, in una struttura più adeguata e con un clima più adatto alla sua specie. L’animale è morto lo scorso luglio, a 31 anni.

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