L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sottolinea il concetto di salute sessuale non solo in termini di assenza di malattia e disfunzione, ma anche in termini di piacere e di funzionamento positivo.

Quando parliamo della sessualità degli adolescenti, i temi sui quali solitamente si focalizza l’attenzione sono le gravidanze indesiderate e le infezioni sessualmente trasmesse. Ma cosa sappiamo sul funzionamento e sulle esperienze sessuali della popolazione adolescenziale?

Di questa tematica si è occupato il dipartimento di Psicologia e quello di Ostetricia e ginecologia di due università canadesi con una ricerca pubblicata sul Journal of Adolescent health, che ha valutato le problematiche sessuali dei ragazzi e delle ragazze tra i 16 e i 21 anni.

Il campione era composto da 405 adolescenti (180 maschi e 225 femmine ) che hanno completato cinque sondaggi online per la durata di due anni, al fine di indagare varie questioni importanti: il funzionamento sessuale, il distress sessuale, l’autostima sessuale, le storie di violenza o forzatura sessuale, le credenze e gli stereotipi sociali sul sesso e l’educazione sessuale ricevuta.

Dai risultati è emerso che la maggior parte degli adolescenti sessualmente attivi, 78,6% dei maschi e 84,4% delle femmine, ha riportato una difficoltà sessuale al momento della prima risposta ai questionari senza differenze significative tra i sessi.

Per i ragazzi, le problematiche maggiormente riportate facevano riferimento ad una scarsa soddisfazione sessuale generale (47,9%), seguita dal basso desiderio (46,2%) e problemi con la funzione erettile (45,3%). Molto meno comuni erano invece l’eiaculazione precoce e le difficoltà inerenti l’orgasmo. D’altro canto, più della metà, il 59,2% delle ragazze ha riportato l’incapacità di raggiungere l’orgasmo seguita da scarsa soddisfazione sessuale (48,3%) e dolore durante i rapporti (46,9%). Le difficoltà femminili meno riportate sono state bassa eccitazione e poca lubrificazione.

Le ragazze, a differenza dei loro coetanei maschi, hanno avuto un miglioramento nelle loro difficoltà sessuali, nel corso dei due anni della ricerca, tanto da far sottolineare agli autori l’importanza dell’apprendimento e dell’esperienza come fattori decisivi nel miglioramento della sessualità.

Diverse sono state le variabili riscontrate e in grado di incidere sulla sessualità: la presenza di una relazione e la sua qualità vengono indicate come importanti predittori, in quanto eventuali difficoltà relazionali e comunicative possono diminuire il buon funzionamento sessuale della coppia. Una più alta autostima sessuale e la capacità di riferire all’altro i propri desideri e le cose non gradite in ambito sessuale, risultano collegate ad più bassa probabilità di riscontrare difficoltà.

La sessualità forzata è un predittore negativo soprattutto per le ragazze e nello sviluppo della loro esperienza sessuale successiva; gli stereotipi sulla sessualità incidono negativamente soprattutto sui ragazzi, con credenze del tipo “l’uomo deve essere sempre pronto e attivo per la sessualità”.

I dati presentati sono paragonabili a quelli di ricerche su popolazioni più adulte (18-25 anni) e ciò fa riflettere su un possibile collegamento di problematiche insorte in età adolescenziale che rischiano di persistere in età adulta. Da un punto di vista clinico, spesso si trovano questo tipo di nessi: una sessualità vissuta con difficoltà durante l’adolescenza si può ripercuotere, infatti, in maniera negativa anche successivamente.

Per fortuna, non sempre è così: l’esperienza, gli incontri successivi, la maggiore fiducia in se stessi aumenta considerevolmente la possibilità di “riparare” anche quelle esperienze non piacevoli vissute in precedenza.

(Ringrazio la dottoressa Vanessa Russo per la collaborazione)

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