Come ampiamente pronosticato, vista la sua modesta sensibilità al tema ambientale, il presidente Trump si prepara a dare una bella sforbiciata ai fondi federali destinati all’EPA, l’Environmental Protection Agency divenuta famosa per aver portato alla luce lo scandalo emissioni Volkswagen: si parla di un taglio da 48 milioni di dollari, pari a circa il 30% del budget.

Lo rivela un documento governativo pubblicato dal Washington Post: un’accettata che arriva dopo la nomina al vertice dell’EPA di Scott Pruitt, fedelissimo di Trump e convinto negazionista dei cambiamenti climatici da inquinamento atmosferico, secondo molti asservito da anni agli interessi della lobby dell’energia.

“Gli americani – ha recentemente dichiarato Pruitt – sono stanchi di vedere miliardi di dollari sottratti alla nostra economia a causa delle inutili norme dell’Epa. Intendo guidare questa agenzia in modo che favorisca sia la responsabile protezione dell’ambiente che la libertà per le imprese americane”. A buon intenditor…

Concetti in qualche modo anticipati dalla decisione di rimandare di un anno la revisione degli standard di emissioni 2022-2025 per autoveicoli: gli stessi, che saranno rivisti con l’apporto dell’EPA di Pruitt, sono probabilmente destinati a diventare meno severi di quanto previsto inizialmente dall’amministrazione Obama. Ad oggi il piano prevede che nel 2025 i costruttori producano una gamma di auto con consumo medio di 4,63 l/100 km, contro i 6,66 l/100 km odierni.

Naturalmente il maxi taglio avrà conseguenze occupazionali – si parla di 168 licenziamenti su 304 dipendenti – e operative, a partire dal congelamento di 50 programmi di salvaguardia ambientale e di un sostanziale arresto dei test sulle emissioni inquinanti delle vetture. Un taglio tanto pesante che “praticamente è come chiudere il laboratorio per i test”, ha commentato Margo Oge, ex numero uno del dipartimento Transportation and Air Quality dell’Epa sotto la presidenza Obama.

Una notizia che potrebbe far definitivamente tirare un sospiro di sollievo a FCA, ultimamente finita nel mirino dell’EPA “pre-Pruitt” per i suoi motori turbodiesel da 3 litri, accusati di possedere un software per aggirare i controlli sulle emissioni inquinanti. Accuse respinte da Gruppo italoamericano e, probabilmente, anche dallo stesso Trump.

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