Pannolini lavabili, prodotti venduti ‘alla spina’, ‘family bag‘ per portare via gli avanzi dai ristoranti e disincentivi sull’acquisto dell’acqua minerale a vantaggio di quella del rubinetto. E ancora: 7 nuovi centri di raccolta per ingombranti nei municipi (si arriverà a 32), 3 nuovi impianti di compostaggio per sostituire quello di Fiumicino, ripristino del recupero degli abiti usati, differenziata ad hoc per i rifiuti commerciali e il progetto “mercati a impatto zero”. Parte da qui, dal “Piano per la gestione dei materiali post-consumo”, la corsa di Virginia Raggi verso la doppia chimera delle 200mila tonnellate in meno di rifiuti prodotti in un anno dalla Capitale (oggi sono 1,7 milioni) e, soprattutto, del 70% di raccolta differenziata in città (oggi siamo al 43%). “Un libro dei sogni” secondo gli esponenti d’opposizione che hanno commentato il progetto 2017-2021 presentato questa mattina dalla sindaca e dall’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, presso l’Aranciera di San Sisto. Tutto ciò proprio mentre, a poche centinaia di metri di distanza, un altro assessore capitolino, Massimo Colomban (partecipate), spiegava che entro qualche settimana verrà ripristinato in Ama – come in Atac – un cda a 3 membri (soluzione che farà discutere dopo i tagli alle poltrone voluti prima da Ignazio Marino e poi dal commissario Francesco Paolo Tronca) e che le “sinergie fra Ama e Acea” porteranno entro il 2019 a una riduzione sensibile della Tari, oggi la più alta d’Italia. Tassa sui rifiuti, ha spiegato Montanari “che sarà puntuale in base al consumo individuale”. A breve però potrebbe esserci una nuova emergenza da affrontare. Attualmente il Comune di Roma trasferisce circa 1.000 tonnellate di indifferenziato presso due impianti di proprietà della Colari (di proprietà di Manlio Cerroni, “patron di Malagrotta”), società colpita da interdittiva antimafia: se la Prefettura di Roma non nominerà un commissario per questa azienda, il Campidoglio non potrà riprendere i pagamenti, la società chiuderà i cancelli e la Capitale si ritroverà di nuovo nel caos.

DAI PANNOLINI ALL’ACQUA DEL RUBINETTO – Il piano di 34 pagine messo a punto da Montanari si basa tutto su 12 azioni e 5 progetti, molti dei quali puntano sulla prevenzione e su un auspicato “cambio di mentalità” da parte della cittadinanza. Uno dei punti, anticipato in campagna elettorale, riguarda la promozione dell’uso dei cosiddetti pannolini lavabili per i neonati, con i quali l’amministrazione stima di poter ridurre di 600 kg/anno questo tipo di rifiuti, calcolati sulle circa 23mile nascite avvenute nel 2015. C’e’ poi la lotta allo spreco alimentare, con le ‘family bag’, ma anche attraverso l’attivazione di “un servizio di recupero dei prodotti cucinati e non serviti e successivo trasporto a mense caritatevoli”. Si parla poi della promozione del compostaggio domestico e di comunità attraverso incentivi per mini-impianti condominiali, centri di riparazione e riuso, l’introduzione delle cosiddette “ecofeste” e un protocollo per la gestione dei rifiuti dell’edilizia. Non è tutto: “Roma Capitale lancerà il progetto Acque di Roma che si concentrerà su una importante campagna di incentivazione all’utilizzo dell’acqua pubblica per l’uso domestico e nel circuito Horeca, con l’impiego degli imballaggi riutilizzabili, quali caraffe e borracce”, soluzione già promossa da molti consiglieri pentastellati durante le riunioni in Campidoglio. Ma come verranno premiati gli sforzi dei romani? Lo strumento immaginato è quello della cosiddetta “Green card”, che attraverso un sistema di raccolta punti permetterà di ottenere sconti sulla Tari, buoni spesa e ingressi gratuiti ai musei.

MERCATI SOSTENIBILI E CENTRI DI RACCOLTA – Certo, migliorare le singole abitudini è auspicabile ma non può bastare. Nel piano capitolino è anche previsto un supporto da parte di Ama. Si parla di nuovi centri raccolta per i rifiuti ingombranti: i primi 7 sorgeranno in via Virgilio Guidi (Municipio V), via Casale Cerroncino (Municipio VI), via Pontina (Municipio IX), via Enrico Ortolani (Municipio X); Largo dei Langosco (Municipio XII), via di Casal Selce (Municipio XIII) e via Baceno (Municipio XIII). Montanari ha anche parlato dei 3 centri di compostaggio comunali per sostituire quello di Fiumicino, ma le aree non sono state ancora ufficializzate perché “in corso di verifica di fattibilità”, benché manchi poco più di un mese alla scadenza dell’ultimatum stabilito dalla Regione Lazio. Poi ci sono i progetti speciali: i “mercati a impatto zero”, servizio ad hoc per i mercati rionali; programmi di raccolta differenziata nelle scuole “anche a scopo educativo”; postazioni nei centri di raccolta dedicate ai “metalli non di imballaggio” e altre per gli “oli vegetali esausti”. Tutte queste azioni, sommate, dovrebbero portare la raccolta differenziata al “68,53%”, come da tabella allegata al piano.

SINERGIE AMA-ACEA E IL NUOVO CDA – Ovviamente, il “Piano per la gestione dei materiali post-consumo” non è il piano rifiuti vero e proprio, “che arriverà ad aprile” a quanto affermato dal direttore generale di Ama, Stefano Bina. Tuttavia, alcuni dei dati che saranno contenuti nel nuovo piano industriale sono stati esposti dall’assessore Colomban, che ha presentato una parte del suo piano di riorganizzazione delle Partecipate. Secondo l’imprenditore veneto, si potrà arrivare nel 2021 a chiedere circa 58 milioni di euro in meno ai romani, circa 20 euro pro capite nella Tari, con una diminuzione stimata del 9%. L’obiettivo è quello di “creare nuove sinergie con Acea per efficientare il ciclo dei rifiuti”. Colomban ha anche annunciato che il cda di Ama sarà riportato a 3 componenti – a cui si deve aggiungere il direttore generale – in quanto “nemmeno un’industria privata mette un unico amministratore a gestire società così complesse perché potrebbe prendere decisioni non accurate o sbagliate. Sei occhi vedono meglio di due”. Una dichiarazione che ha scatenato l’opposizione: “L’unica concretezza di questo piano – ha detto Ilaria Piccolo, consigliera capitolina del Pd – è quella di aumentare i posti in cda per soddisfare le faide interne”, con evidente riferimento alle nomine proposte nei giorni scorsi per i vertici di Acea. A quanto apprende ilfattoquotidiano.it, i compensi di ciascun consigliere d’amministrazione non dovrebbero superare gli 80mila euro annui.

IL CASO COLARI – Sin qui i progetti – pur dettagliati – e le buone intenzioni. Ma il presente? Il Campidoglio attende da quasi un mese che il prefetto di Roma, Paola Basilone, nomini un commissario per la società Colari, l’azienda di Manlio Cerroni che, per conto del Campidoglio, accoglie nei suoi due impianti di Malagrotta circa 1.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati. La Colari è stata recentemente colpita da interdittiva antimafia e, secondo legge, il Comune di Roma non potrebbe servirsene, pur essendo obbligato dal piano rifiuti vidimato in Regione. Cosa accade ora? Senza un commissario prefettizio che sia garante dei conti di Colari, il Comune non può pagare le fatture, dando l’alibi all’azienda di Cerroni di chiudere i cancelli ai camion dell’Ama. Il risultato finale potrebbe essere gravissimo: gli impianti tmb di Salaria e Rocca Cencia lavorano al massimo delle loro possibilità, e senza le strutture di Malagrotta i rifiuti resterebbero in strada. “Ci sono stati diversi contatti, per non chiamarle pressioni fra l’assessore e la sindaca stessa con il prefetto – spiega una fonte informale a ilfattoquotidiano.it – ma ancora non ci sono novita’. Il Comune sta aspettando, ma la situazione rischia di precipitare”. “Non accettiamo ricatti da questo soggetto”, ha risposto in conferenza stampa la sindaca Virginia Raggi, parlando proprio di Manlio Cerroni.

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