Un noto blogger, candidato alla guida del Paese, impegnato contro la corruzione e secondo il quale il partito di maggioranza è composto prevalentemente se non esclusivamente da ladri, è stato condannato il 27 marzo a una multa pari a 330 euro e a 15 giorni di carcere per aver organizzato una manifestazione pacifica e aver opposto resistenza all’arresto.

Tranquilli, non è successo in Italia, ma in Russia: ad Aleksey Navalny, arrestato, nel pomeriggio del 26 marzo, a Mosca in piazza Triumfalnaya.

Con lui sono stati fermati o arrestati, solo nella capitale russa, oltre 1000 manifestanti; 130 sono stati gli arresti a San Pietroburgo e centinaia quelli eseguiti in altre città tra cui Chelyabinsk, Kazan, Khabarovsk, Komsomolsk sull’Amur, Krasnodar, Makhachkala, Naberezhnye Chelny, Nizhny Novgorod, Pskov, Samara, Tambov, Vladivostok, Volgograd, Yekaterinburg e Yuzhno-Sakhalinsk.

Le manifestazioni (richieste di autorizzazione 80, autorizzazioni concesse 21) si sono svolte in tutta la Russia modo largamente pacifico. Solo a Volgograd un agente di polizia ha perso temporaneamente conoscenza a causa di un colpo ricevuto e un manifestante è stato arrestato per aver preso a calci un altro poliziotto.

A Mosca gli osservatori di Amnesty International hanno assistito all’arresto di decine di manifestanti in piazza Puskin e a casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia. Gli agenti antisommossa hanno circondato le persone che si trovavano sulle scale del cinema-teatro Rossiya e hanno iniziato a spingerle all’indietro per farle cadere.

Nei confronti di molti dei manifestanti arrestati si annunciano, nei prossimi giorni, processi e condanne.

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