La vita di Andrea Devicenzi è cambiata per sempre a 17 anni. Era il 1990. L’incidente e l’amputazione della gamba: “Ma non persi la voglia di vivere”, racconta Andrea a ilfattoquotidiano.it. Da allora è diventato un vero atleta. Un atleta diversamente abile. Il ciclismo, la sua passione più grande. Gare internazionali, campionati su strada e crono. Poi inizia l’attività di Paratriathlon (nuoto, bici, corsa): “L’entusiasmo e la voglia di superare le barriere fisiche e mentali oltre a quella di indossare la maglia azzurra mi portano ad inventare un tipo di corsa con le stampelle”. Poi le imprese. Ai limiti. Quelle vinte: in India, ha percorso la Manali-Leh, la strada carrozzabile più alta del mondo. Settecento chilometri in otto giorni. Qui ha scalato pure il Kardlung La, passo di montagna di oltre 5300 metri di altezza, primo amputato nella storia a riuscirci. In Francia, con la Parigi-Brest-Parigi, portata a termine in 72 ore, 1230 chilometri. In Perù, la scalata fino al Machu Picchu. Eppoi le sfide da vincere: il record del mondo nella 24 ore su pista. Con lo sport Andrea si è riscattato. Le sue imprese sono esempio per tutti coloro che vivono una condizione di disabilità. “È vero, ho perso una gamba, ma non la voglia di vivere sempre al massimo. Se hai determinazione, nulla è impossibile”.

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