Tornerà libera Adriana, la 34enne trans brasiliana rinchiusa nel reparto maschile del Cie di Brindisi. Le è stato concesso un permesso di soggiorno temporaneo, in attesa dell’incontro con dalla commissione ministeriale territoriale che valuterà la sua richiesta di protezione umanitaria. Prima che Adriana abbandoni il Centro di identificazione ed espulsione pugliese, trascorreranno alcune ore, poiché la prefettura di Brindisi non ha ancora ricevuto la copia del provvedimento, adottato a Napoli.

Aveva denunciato: “Hanno detto ‘Ti ammazziamo’”
La transgender brasiliana era trattenuta nel Cie dallo scorso 24 gennaio, costretta a vivere tra soli uomini, e aveva ricevuto minacce di morte a causa della sua condizione. “Devo dormire con il materasso nel salone, dove ci sono due telecamere: almeno se qualcuno dovesse avvicinarsi con cattive intenzioni potrebbe essere visto da chi controlla”, aveva raccontato a ilfattoquotidiano.it all’ottavo giorno di sciopero della fame. Dopo che Sinistra Italiana e Mit avevano sollevato il suo caso, chiedendo l’intervento dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, Adriana era stata trasferita in una cella d’isolamento, assistita dalle forze dell’ordine e dagli operatori del Cie, in attesa che il suo caso venisse risolto.

Dal lavoro come cameriere al foglio di via
La trans brasiliana vive in Italia da 17 anni, ha sempre lavorato come cameriere, fino al momento in cui ha iniziato le cure per il cambio sesso ed è stata licenziata. Scaduto il permesso di soggiorno e ormai senza un’occupazione, aveva ricevuto un foglio di via che non aveva rispettato. Quando a gennaio si è registrata come ospite in un albergo del centro di Napoli, i suoi dati sono stati rintracciati dalla questura ed è stata trasferita nel Cie di Brindisi, privo di un reparto femminile. Così era iniziato il suo incubo. “Ho tutta la mia famiglia qui, i miei amici vivono in Italia e non torno in Brasile da quando ho iniziato le cure”, aveva detto al Fatto. Il permesso di soggiorno temporaneo le permetterà di attendere in libertà il pronunciamento della commissione. Secondo quanto riferito Cathy La Torre, componente della segreteria di Sinistra Italiana e legale del Mit, la zona dalla quale Adriana proviene “è una delle più pericolose del Brasile, dove si contano 200 uccisioni di trans nell’ultimo anno”.

Le reazioni
“Sono felice e ora lotterò perché questa cosa, che mi è costata tanta sofferenza, non capiti ad altre. Finalmente posso tornare alla mia vita”, sono state le prime parole di Adriana dopo aver ricevuto la notizia della decisione presa sul suo caso. “Ho pianto dalla gioia quando mi ha chiamata per dirmi che l’avrebbero liberata. Vi prometto che dalla sua vicenda nascerà una battaglia sulla detenzione delle persone in transizione, sul rispetto della loro incolumità e della loro identità di genere”, è il commento dell’avvocatessa La Torre. Esulta anche Sinistra Italiana: “Abbiamo sollevato da subito le disumane condizioni di detenzione di una donna in transizione in un reparto maschile – scrive – Siamo felici che Adriana sia stata rilasciata ma dalla sua vicenda trarremo spunto per porre al ministro della Giustizia Orlando e al ministro degli Interni Minniti il tema della condizione di detenzione delle persone in transizione”.

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