Come non restare colpiti dai fatti di Londra: ancora scene di terrorismo. E un dubbio, quello che attanaglia tutti dopo questi atti: cosa fare e, specialmente, il diritto, sistema tipico di repressione e garanzie su cui è cresciuto l’Occidente, è un sistema utile per evitare questi atti?

E’ complicato capire il nostro mondo, quello postmoderno della fine delle grandi ideologie e delle narrazioni classiche (tra cui il diritto): tutti capisaldi crollati sotto il motto premonitore, ma sempre più attuale, racchiuso nel “dio è morto” di Nietzsche. Ma, specialmente, il vero dilemma sta nel quesito successivo a quella premonizione del grande filosofo: come si può vivere se dio è morto e, specialmente, se noi stessi, come esseri umani, abbiamo perpetrato quel delitto? Forse l’unico dio che non è morto è quello del mercato. E’ l’unico vero monoteismo del nostro Occidente post-capitalistico. Marx lo aveva intuito quando parlava di feticismo delle merci come elemento tipico del capitalismo, dove tutto viene venduto. Ma neppure Marx avrebbe mai pensato alla forma “all you can eat” del feticismo delle merci.

Nell’Occidente all you can eat è crollato il mito della merce “da ricchi” per lasciare posto proprio alla vendita di tutto ed al suo acquisto da parte di tutti. E’ la fine della merce d’elite, sia vista dalla parte del produttore della merce, sia dalla parte dell’acquirente. Lo stile del ristoratore all you can eat ha invaso ogni campo: dalla legislazione alla politica, passando per il crimine ed il criminale. tutti i protagonisti della società, sia che rappresentino il bene che il male, sono pop nel senso che sono una merce di questo gigantesco supermercato all you can eat.

Persino l’anti-Occidente è un all you can eat, così come lo diventa l’Occidente nell’opporsi alle pseudo-strategie dei suoi aggressori. Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati una sorta di manifesto futurista di questa tendenza: da un lato l’aggressione mondialista come prodotto di marketing, dall’altro la solidarietà mondialista come prodotto di marketing. Ancora una volta il male ed il bene che vengono venduti come merci emotive e dunque a disposizione di tutti. Chiunque può “farsi terrorista” come chiunque “può farsi solidale”: basta una macchina lanciata senza senso contro una folla di passanti, un coltello da cucina, un camion, una candela, una bandiera, un mazzo di fiori. Gli uni contrapposti agli altri, apparentemente su piani opposti ma in realtà entrambi strumenti di un unico ed universale messaggio: quello pop del marcato feticistico delle merci. Nulla riesce più ad essere “altro”, né il bene né il male.

Terrorismo e risposta politica, attentato ed emotività collettiva, sono un tutt’uno che oramai è parte della nuova essenza (l’ontologia, come dicono i filosofi) dell’essere umano di oggi nell’epoca post-moderna, dove l’unica ideologia è l’ultra feticismo delle merci, quello dove i valori divengono prodotti all you can eat. Arturo Mazzarella nel suo saggio Il male necessario spiega esattamente questa trasformazione dell’essere umano e del rapporto tra il bene ed il male; Jean Baudrillard nel suo La società dei consumi nel secolo scorso aveva già preannunziato questa deriva laddove parlava di “uno spettacolo permanente della celebrazione dell’oggetto” e della correlata pubblicizzazione non della realtà ma “della vertigine della realtà”.

Dopo gli ultimi avvenimenti di Londra la vertigine della rappresentazione è sempre e comunque la medesima, quell’all you can eat dei valori e dei contro valori che caratterizza il nostro mondo, che produce feticci continui, prodotti pop capaci di cancellare il precedente prodotto pop nei fatti ma richiamandolo continuamente alla mente in una totale indistinzione tra bene e male. Tutto è un all you can eat “alla youtube”: basta digitare la “parola chiave” per trovare il video che si cerca.

Articolo Precedente

Cino Tortorella, ‘voglio ricordarti come eri’

next
Articolo Successivo

Scampia e gli altri ‘deserti’, perché nessuno vuole salvare le periferie

next