I decreti attuativi dell’Ape arriveranno “nei prossimi giorni”, ha promesso il ministro del Lavoro Giuliano Poletti durante il nuovo incontro con i sindacati sulle misure di anticipo pensionistico. I tempi sono strettissimi, considerato che dall’1 maggio chi ne ha diritto dovrebbe poter presentare domanda per l’Ape e l’Ape social e prima occorre che il governo stipuli convenzioni con l’Abi e con l’Ania per definire i tassi di interesse sul prestito e i premi assicurativi. Non a caso la leader della Cgil Susanna Camusso ha commentato: “È vero che il metodo è positivo ma un pezzo di carta con il testo dei decreti non lo abbiamo visto, il che crea un certo imbarazzo nel trarre le conclusioni”.

“Abbiamo avuto qualche rassicurazione – ha aggiunto la sindacalista- ma senza i testi non possiamo dare un giudizio conclusivo”. In particolare restano “criticità” su due temi: quello dei contratti a termine e quello della continuità contributiva per almeno 6 anni richiesta per l’accesso all’Ape social. “Escludere dall’Ape social quei lavoratori a termine ma non licenziati significa penalizzare chi ha cercato di sopravvivere e che quindi ha cercato un lavoro dopo la fine del contratto”, ha spiegato Camusso. Critiche anche per la richiesta di 6 anni di lavoro consecutivo chiesti a ridosso del pensionamento assieme ai 36 anni di contribuzione. Nel settore edile un criterio simile, unito a quello sui contratti a termine, consentirebbe il pensionamento anticipato a soli 400 lavoratori, ha sottolineato la leader Cgil. “In questo modo si riduce la platea di persone che in una situazione di crisi possono accedere al pensionamento”, conclude il leader Cgil.

Anche il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, ha concordato sul fatto che “l’esclusione dei lavoratori che hanno concluso i contratti a termine” senza essere stati licenziati o aver goduto di un ammortizzatore sociale dalla platea dei disoccupati che hanno diritto all’Ape agevolata “resta nell’immediato un limite grave della normativa, mentre abbiamo ottenuto dal governo l’impegno a realizzare un intervento legislativo entro maggio per fare in modo che i sei anni di servizio continuativo richiesti ai fini dell’accesso all’Ape sociale per chi svolge lavori gravosi possano tenere conto dei periodi di non occupazione”.

Poletti ha detto che il governo non ha potuto modificare quei punti, che dunque saranno inclusi nel decreto attuativo così come previsto dalle norme originarie ma saranno comunque discussi con Cgil, Cisl e Uil in vista “di possibili modifiche da inserire nella prossima legge di stabilità”. L’unica modifica che il governo si è detto disponibile ad inserire, relativamente ai lavori gravosi, è quella di consentire l’accesso all’Ape social anche a quei lavoratori a termine licenziati che abbiano esaurito la Naspi da tre mesi o che abbiano comunque un contratto ma con un importo ridotto tale da non interrompere il godimento dell’ammortizzatore sociale. “Su questo tema come su quello dei 6 anni continuativi ricercheremo una soluzione da inserire in legge di stabilità.Vedremo come fare per l’anno prossimo”, ha detto Marco Leonardi, consulente economico di Palazzo Chigi.

Per il 6 aprile è stato fissato un altro incontro durante il quale si inizierà ad affrontare la cosiddetta Fase 2 del confronto, quella sulle pensioni dei giovani con carriere discontinue e redditi bassi. “Anche se richiedono un respiro pluriennale per la loro attuazione, devono essere individuate le prime risposte già con la legge di bilancio per il 2018”, ha detto Petriccioli.

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