Dalla lettura di un’etichetta alimentare ci si aspetta l’acquisizione di tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole. È comprensibile che le aziende produttrici di un determinato prodotto spingano per evidenziare le informazioni più seducenti a scapito di quelle più dissuasive: per questo al legislatore è richiesto di disciplinare la normativa, affinché le informazioni siano corrette, facilmente comprensibili e non ingannevoli.

Di recente è tornata in discussione la proposta di inserire in etichetta le caratteristiche nutrizionali degli alimenti attraverso il sistema dei semafori, già utilizzato in Gran Bretagna. Questo metodo prende in considerazione grassi, grassi saturi, zuccheri e sale, riferiti a 100 grammi di alimento.

Il rosso indica una quantità elevata, il giallo una quantità media e il verde una quantità bassa. In questo modo quindi, l’etichetta di una bottiglia di olio extravergine di oliva viene contrassegnata con il bollino rosso per quanto concerne i grassi e i grassi saturi. Bollino rosso anche per prodotti quali mozzarella di bufala, Parmigiano, Grana. Una lattina da 0,33 litri di una bibita gassata che contiene il 5% di zuccheri, invece, viene contrassegnata con il bollino verde per tutti i nutrienti presi in considerazione. Nella sostanza sarà più facile avere bollini verdi per i prodotti con ingredienti che possono essere “dosati”, mentre saranno penalizzati i prodotti utilizzati come ingredienti nelle preparazioni alimentari. Un pacco di sale contiene il 100% di sale, il bollino rosso non specifica quanto se ne può utilizzare senza incorrere nei rischi connessi all’abuso, dice soltanto che ne contiene troppo. Tutto ciò, nelle intenzioni di chi lo propone, dovrebbe semplificare la lettura dei dati nutrizionali, mentre la dichiarazione numerica di quei dati, attualmente già obbligatoria, non è evidentemente ritenuta affidabile. In Italia, il governo e le associazioni di categoria si sono espressi in modo molto critico, intravedendo una penalizzazione commerciale per le produzioni nazionali, ma anche una scarsa chiarezza del messaggio che giunge al consumatore.

Come si diceva, il sistema è giù in uso in Gran Bretagna e l’effetto deterrente sui prodotti contrassegnati dai bollini rossi, a vantaggio di quelli contrassegnati dai bollini verdi, è già abbondantemente accertato. Tutto da dimostrare, per ora, è l’effetto benefico sulla salute dei cittadini. Non è un particolare di poco conto che la richiesta di affrontare la questione delle etichette a semaforo venga sostenuta da Coca-cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo e Unilever. È forte il sospetto che i semafori sulle etichette siano considerati una ghiotta opportunità commerciale per spostare i consumi alimentari verso alcune categorie di prodotti e che la necessità di tutela della salute dei consumatori sia una buona scusa per procedere in tal senso.

Il problema della penalizzazione commerciale di tante nostre produzioni di qualità, che oggettivamente esiste, risulterebbe essere a questo punto la conseguenza di un altro, ben più grave elemento: l’introduzione di una ulteriore semplificazione che non aiuta a creare una coscienza critica nel consumatore, che di certo non potrà mai “formarsi” adeguatamene attraverso la lettura di simboli, codici o sigle che finiscono per essere un modo davvero ingannevole di raccontare il prodotto al consumatore.

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