“Tra il 2015 e il 2016, le temperature record hanno innescato un episodio di pantropicale di sbiancamento dei coralli, il terzo evento su scala globale da sbiancamento di massa da 1980”. È un articolo di Nature del 16 marzo che lancia l’allarme sulla Grande Barriera Corallina australiana: potrà sopravvivere solo se vengono prese urgentemente misure per ridurre il riscaldamento globale. Secondo lo studio proteggere le barriere dalla pesca e migliorare la qualità dell’acqua non previene lo sbiancamento del corallo quando si verificano importanti aumenti della temperatura dell’acqua.

“Il riscaldamento globale è la minaccia numero uno per la barriera corallina – afferma il coautore David Wachenfeld del Parco marino della Grande barriera corallina – Lo sbiancamento che si è verificato nel 2016 rafforza fortemente la necessità urgente di limitare il cambiamento climatico, come concordato dai leader mondiali nell’Accordo di Parigi”.

Lo sbiancamento è causato dalla morte di alcuni organismi viventi, o alghe, all’interno del corallo. Può essere innescata da piccole variazioni delle condizioni ambientali come, ad esempio, un aumento della temperatura del mare. La perdita delle alghe colorate fa quindi diventare bianco il corallo”.

La Grande Barriera Corallina è una delle principali attrazioni turistiche dell’Australia e genera cinque miliardi di dollari australiani (3,9 miliardi di dollari) di reddito annuo. La barriera potrebbe anche a perdere lo status di patrimonio mondiale dell’Unesco, che ha guadagnato nel 1981. Un comitato delle Nazioni Unite dovrà decidere entro luglio se classificare la regione come “in pericolo”. Quello registrato negli ultimi mesi “è stato il terzo maggior episodio che ha colpito la Grande Barriera Corallina dopo le più recenti ondate di calore del 1998 e del 2002. Ora ci stiamo attrezzando per studiare la potenziale numero 4′”, afferma Terry Hughes, professore a capo dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies. Secondo i ricercatori, l’impronta cumulativa e sovrapposta dei tre eventi di sbiancamento di massa ha ormai abbracciato praticamente tutta la Grande Barriera Corallina. Hughes ha spiegato che non ci sono prove, guardando alle esposizioni passate, che suggeriscano che “lo sbiancamento renda la barriera corallina più resistente”. La scorsa settimana le autorità del Parco marino hanno riferito che la barriera sta affrontando per il secondo anno consecutivo uno sbiancamento di massa e che si tratta della prima volta in cui non trascorrono alcuni anni tra un evento e l’altro che ne consentano il recupero. Per gli scienziati, infatti, occorrono cinque anni per riprendersi dopo un singolo evento.

Articolo Precedente

Stephen Hawking e il sogno di un viaggio nello spazio: “Ho detto subito sì”

next
Articolo Successivo

Anche l’orso polare verso l’estinzione, entro il 2050 potremmo perdere i due terzi della popolazione

next