Misurare mele e pere per aumentarne la produzione fino al 40%. Bastano un calibro elettronico, modificato con una scheda di memoria e una batteria a lunga durata, e l’algoritmo Perfrutto, sviluppato da un docente e un gruppo di ricercatori della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. Tutto è nato da un progetto di ricerca ideato dal professor Luca Corelli Grappadelli, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Alma Mater, trasformatosi nel 2011 in Horticultural Knowledge, una startup diventata pienamente operativa solo nel 2015. Sette i soci, dei quali tre operativi: Marco Zibordi, Corrado Puppo e Oreste D’Ambrosio. Ed è proprio quest’ultimo, responsabile finanziario dell’azienda, a spiegare come Perfrutto consenta ai frutticoltori di migliorare la produzione.

Il primo passo è la misurazione delle dimensioni dei frutti durante la fase di crescita. Per ogni ettaro di frutteto si scelgono 12 piante, per ciascuna delle quali vengono misurati venti frutti. Basta un calibro, “uno dei modelli che si trovano normalmente in commercio, implementato con un datalogger di nostra progettazione”, spiega D’Ambrosio. Ovvero una scheda di memoria configurata per raccogliere i dati e “darli in pasto” all’algoritmo elaborato dal team di ricercatori bolognese.

Processando le informazioni relative ad appena 240 esemplari per ettaro, una superficie capace di ospitarne tra i 3 ed i 400mila, Perfrutto è in grado di prevedere le dimensioni dei frutti al momento del raccolto. Un aspetto non secondario: “Se pensiamo al caso delle mele, più sono grandi e più hanno valore”. E più alto, di conseguenza, è il guadagno per l’azienda agricola. “Di solito durante la stagione vengono effettuate cinque o sei misurazioni, ma già dalla seconda il nostro algoritmo è in grado di elaborare una previsione”. Che viene fornita ai coltivatori sotto forma di tabelle e grafici.

Dati che permettono all’agricoltore di intervenire per correggere la crescita della frutta. Ad esempio aumentando o diminuendo la quantità d’acqua fornita alle piante. O diradando i prodotti presenti sui rami. Si tratta, in altre parole, di eliminare alcuni frutti dall’albero per migliorare la qualità degli altri. “È un po’ un concetto che il contadino fatica a capire”, ammette D’Ambrosio, ma che alla fine paga sul mercato.

Il team di Perfrutto può fornire indicazioni su come correggere la crescita dei frutti, “anche se spesso le aziende sono in grado di intervenire in autonomia, sulla base della loro esperienza. Diciamo che abbiamo innovato un processo che fino ad oggi il contadino faceva ad occhio”. L’algoritmo ad oggi è in grado di prevedere la crescita di mele, pere e kiwi e viene utilizzato, oltre che in Italia, anche in frutteti francesi, cileni e uruguaiani. Mentre sono in corso contatti per lo sbarco in Australia e Cina. Nel frattempo, in Marocco, si sperimenta una versione dell’algoritmo dedicata alle arance.

Perfrutto ha anche lanciato una campagna di crowdfunding su MamaCrowd, piattaforma di raccolta fondi sviluppata da Siamo Soci. L’obiettivo dei 70mila euro è stato ampiamente superato, visto che sono stati raccolti 286.050 euro. “Una parte di questa somma ci servirà per sviluppare una rete commerciale. Il resto lo investiremo nella comunicazione e nella partecipazione ad alcune fiere internazionali di settore”. Dove l’azienda bolognese avrà modo di far conoscere a nuovi operatori la sua soluzione per quella che non esita a definire agricoltura di precisione.

Articolo Precedente

Volontariato, il prof di Chimica in pensione che sogna una biblioteca ovunque

next
Articolo Successivo

Il Drago d’Oro 2017 e la lingua ‘fantasy’ dei videogiochi

next