Televisione

Made in Sud, Gigi D’Alessio arriva nel momento sbagliato: la comicità “banal-local” di Rai2 dopo 8 anni stanca

L'esordio del cantante alla conduzione del programma coincide con una flessione (sensibile) di audience e share. Non è colpa sua, ma per la rete è un campanello d'allarme. Soprattutto in un momento in cui i programmi comici in tv funzionano (specie nel resto del mondo) quasi solo se sono corrosivi e politicamente scorretti

di Domenico Naso

La curiosità di vedere Gigi D’Alessio a condurre un programma consolidato come Made in Sud era tanta. Non per la trasmissione in sé, perché quella era e quella è rimasta (una trascurabile passerella di comici mediocri), ma proprio per l’arrivo del cantante napoletano sul palco che fu di Gigi & Ross (che dopo Sbandati condurranno il redivivo Furore).

A dar retta ai dati Auditel, l’esordio non è stato memorabile: 1.554.000 spettatori, share del 7%, due punti sotto la media della scorsa stagione e quasi tre rispetto alla prima puntata del 2016. Dare troppe responsabilità a D’Alessio (in un periodo evidentemente non fortunatissimo) sarebbe però ingiusto. Certo, Gigi & Ross sono due comici e quantomeno sapevano gestire i tempi di quelle che dovrebbero essere battute esilaranti (e non lo sono mai). D’Alessio a parte (che come conduttore per il momento è rimandato, anche perché canta assai e presenta poco), forse Made in Sud mostra finalmente la corda e una stanchezza persino tardiva.

E pensare che il programma è sbarcato in prima serata a colpi di ottimi risultati di share, nonostante proponga una comicità banalotta, di livello basso e per nulla coraggiosa. Ma lo zoccolo duro del pubblico resiste (ovviamente in gran parte al sud), proprio perché Made in Sud parla alla pancia di un pubblico che esiste e vuole esattamente quello. Il 7% di share della prima puntata dell’edizione 2017, però, forse rappresenta un primo campanello d’allarme. I programmi comici in tv non funzionano più (vedi Zelig) e altrove, nel mondo, si impone sempre più una comicità decisamente più corrosiva, politicamente scorretta, anche su canali generalisti e mainstream. In Italia, evidentemente, siamo ancora molto indietro e dobbiamo accontentarci di Made in Sud.

E fino a quando i numeri davano ragione al programma, da quelle parti potevano comprensibilmente rispondere alle critiche numeri alla mano. La prima puntata di mercoledì sera forse racconta un’inversione di tendenza. Ma è ancora presto per dirlo (e per gioire, nel caso). I dati Auditel parlano di un 26% di share in Campania (ovviamente) e dello zero virgola in alcune regioni del Nord. Una tendenza facilmente prevedibile, ma forse è troppo, perché la comicità meridionale in tv c’è sempre stata ma è riuscita a parlare a tutta l’Italia. Made in Sud no: se la suona e se la canta da solo. E ieri sera si è toccato il fondo con un banalissimo monologo di D’Alessio sulla napoletanità, sul caffè, su Maradona, su Eduardo e Totò, sul mare, il sole e la pizza. Avanguardia pura.

Siamo proprio sicuri che RaiDue abbia bisogno di questo prodotto mediocre e troppo “locale”? Se almeno si ridesse di gusto, potremmo anche perdonare tutti i difetti enormi del programma. Ma perché dovremmo guardare una trasmissione comica che non fa ridere?

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