Che cosa fa la credibilità di un giornale? Io direi i giornalisti. Persone che in Italia ne prendono di tutti i colori: sono la casta, strapagati, incompetenti, venduti etc… Intendiamoci sicuramente alcuni di loro hanno una o più delle caratteristiche sopra menzionate. Non sono tutti angeli ma nemmeno tutti demoni. Succede una cosa curiosa in questi ultimi mesi. Quello che, a livello mondiale, viene riconosciuto coma la testata della finanza italiana è in crisi.

Il Sole 24 ore ha dei problemi. Quando la prima volta ho letto l’analisi del Fatto sui casini della testata lo ammetto mi sono cascate la braccia. Dopo aver letto dello scandalo delle copie digitali fantasma (posso immaginare usate per gonfiare i numeri del Sole) a cascarmi è stato qualcos’altro.

Ora cerchiamo di fare il punto. Nessuno pretende che al Sole tutti ci prendano. Io stesso mi sono scontrato (dialetticamente parlando) con alcuni giornalisti su temi che ci vedevano opposti. Ma questo rientra nella normale costruzione di un pensiero e una visione su un certo tema. Tutti possiamo avere visioni differenti su uno stesso evento. Ma in questo caso specifico, lo dico con molta franchezza, sono dalla parte dei giornalisti (pure quelli con cui mi sono scontrato).

La situazione al Sole è tragica. E non lo dico per lo sciopero, su quello ci arrivo tra poco. Facciamo una breve analisi commerciale.

Se io fossi un commerciale del Sole che vende la pubblicità, con che faccia mi presenterei da un cliente e gli mostrerei i miei numeri? Numeri che, per i non addetti al lavoro, si traducono nel numero di quante persone online e off line leggono (e sono abbonati) alla testata. Immaginate la scena del potenziale cliente: si ritrova a dover valutare l’utilità della testata per la sua credibilità e il numero degli abbonamenti (di norma da maggior valore al numero degli abbonamenti). Per una semplice ragione. Il cliente casuale che compra il Sole passi. Se la testata ha xxx mila abbonamenti significa che ogni giorno ci sono xxx mila lettori “sicuri” che vedranno la pubblicità dell’inserzionista. Questo è l’Abc del vendere la pubblicità sui giornali. Pubblicità che al momento è una voce importante per le testate media (on line e off line).

Con che faccia il commerciale del Sole affronterà un nuovo cliente che gli chiederà conto dei numeri falsati? In sostanza se va bene chiederà uno sconto sul ticket della pubblicità, se va male rinuncerà a far pubblicità sulla testata con ulteriore aggravio di una situazione già tragica. Diciamocelo non mancano media in Italia affamati di pubblicità e pronti a prendersi la quota di mercato del Sole.

E sin qui abbiamo la parte di vendita del core business del Sole: la pubblicità. Che per chi non l’avesse compreso deve la sua vendibilità a quanto serie, competenti e ben scritte, sono le analisi o gli articoli del Sole (che caso vuole vengono scritte dai giornalisti). Poi abbiamo le attività collaterali che il Sole ha creato nel tempo: master, corsi di formazione, libri etc… Non ho mai acquistato niente del genere tuttavia anche qui, in chiave commerciale, mi sento di esprimere un punto di vista.

Se la testata cardine della finanza ed economia italiana viene fuori che ha dei conti disastrati e che – secondo le accuse – differenti dirigenti hanno allegramente falsato i conti (per fini ancora da comprendere), quanto voi vi sentireste attratti da uno dei servizi collaterali. Una delle voci più importanti quando si fa un master è la sua credibilità.

Con questi spunti di riflessione devo ammettere che la protesta a oltranza dei giornalisti del Sole non è solo comprensibile ma è logica. Non stanno combattendo solo per il posto di lavoro (perché diciamocelo, se il Sole fosse rottamato, svenduto, molti di loro perderebbero il posto), stanno combattendo per la loro stessa anima. Posso immaginare che dopo anni, decenni, a riportare notizie, analisi, molti di loro abbiano speso tempo, risorse e la loro stessa credibilità in questa testata.

Vederla strapazzata così, bistrattata e violentata nella sua anima credo che possa essere doloroso per tutti.

@enricoverga

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