È il ragazzo “schifosamente giovane” che venerdì al Lingotto ha incontrato Matteo Renzi e lo ha impressionato al punto di essere citato nel discorso conclusivo: “C’è una generazione nuova che non abbiamo preso al referendum, sono i Millennials che dobbiamo andare a prendere perché sono pieni di valori e ideali”. Il tesserato del 2000 che il segretario del Pd ha nominato dal palco è Federico Lobuono, 16enne pugliese. Venerdì ha radunato alcuni suoi coetanei e ha parlato a Renzi dietro le quinte del Lingotto, da dove l’ex premier ha rilanciato la sua corsa verso le primarie: “Sono stato un po’ critico”, confida Lobuono.

Nato a Lecce nel 2000, cresciuto a Bari, dalla scorsa estate si è trasferito a Roma dove frequenta un istituto tecnico commerciale. Da tre mesi si è iscritto al partito: “L’ho fatto dopo la sconfitta del referendum – racconta – perché ritengo che tutti debbano avere un’idea politica e lamentarsi non serva a niente, se c’è qualcosa che non ci piace bisogna entrare in campo e lavorarci”. La sua non è una passione ereditaria. I suoi genitori non seguono la politica e non lo fanno neanche i coetanei che “non sanno distinguere una fake news da una notizia reale e si lasciano trarre in inganno”. “Molti ragazzi non si stanno interessando alla politica e non hanno un riferimento, non trovano nessuno che rispecchi i loro interessi. Quindi ho detto a Matteo che non sono loro che devono avvicinarsi al partito, ma è il partito che deve avvicinarsi a loro”. Basta quindi con gli incontri nelle hall degli alberghi, dice: “Dobbiamo muoverci anche noi su Internet, non possiamo lasciare il campo al M5s. Sono sicuro che un sacco di ragazzi potrebbero condividere le idee di Matteo e del partito, ma per farlo bisogna approcciarsi a loro in una maniera differente. Questo aiuterebbe il Pd a recuperare il consenso dei giovani”.

Prima del referendum costituzionale del 4 dicembre il governo di Renzi aveva cercato di attirare l’attenzione dei giovani elettori col “bonus cultura”, i 500 euro ai neodiciottenni, misura ritenuta da alcuni come una “mancia” populista in vista del voto: “Non lo vedo come un tentativo di convincerli – replica – penso sia stata una buona idea. Io sono invidioso dei ragazzi che lo hanno avuto”. Cosa è stato ad avvicinarlo al partito e a portarlo al Lingotto? “È il mio primo grande evento politico. Avevo un po’ paura: ho sedici anni, qui sono tutti più grandi, ma ho sempre visto Matteo come un grande fratello, non quello di Orwell”. Per riuscire a parlare con lui ha radunato un po’ di ragazzi e ha cercato di attirare l’attenzione degli onorevoli: “Dicevo loro: ‘Qui ci sono i più giovani tesserati del Pd, volete qualche consiglio?’”. Il consiglio è stato recepito e citato nel discorso conclusivo, al termine del quale il sedicenne ha rivisto l’ex premier: “Gli ho dato il mio bigliettino da visita. Lui ha detto ai suoi colleghi che io li avrei rottamati”.

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