AUTOPSY (THE AUTOPSY OF JANE DOE) di André Øvredal. Con Brian Cox, Emile Hirsch, Ophelia Lovibond. Gran Bretagna, 2016. Durata: 86’. Voto 3/5 (DT)

“Ogni corpo ha un segreto. Solo che alcuni lo nascondono meglio di altri”. C’è del lavoro straordinario da fare nella “morgue” della famiglia Tilden a Grantham in Virginia. In mezzo alla mattanza in una casa privata lo sceriffo della contea ha rinvenuto il corpo nudo di una ragazza morta e semisepolta in cantina. Tocca all’esperto Tommy e al figlio Austin “aprire” la salma e offrire alle autorità la causa di morte. I due rinunciano alla pausa serale e tentano di risolvere il complicatissimo rebus autoptico perché la ragazza con le pupille ingrigite, qualche insetto che esce da bocca e naso, caviglie e polsi fratturati ha però un corpo perfettamente integro. Intanto fuori dall’obitorio si sta scatenando la bufera e un sicomoro caduto blocca la porta d’uscita… Horror intrigante che mostra subito come cifra visiva cervelli asportati, budella putrefatte, sangue colante, tronchesi e seghe elettriche tritaossa. I dettagli del corpo della ragazza “morta” osservati in una continua presunta soggettiva si mescolano ad un abile e mai ridondante attesa in crescendo dell’apparizione (e soluzione) orrorifica tenuta in piedi anche da un solido apporto attoriale. Con un leggero ammiccare ad Aftermath di Nacho Cerdà, e lo sguardo insospettito di Stan Brakhage sui toraci aperti, Autopsy segnala la buona salute del cinema del terrore fine a se stesso senza troppe pretese sociologiche. Il bel corpo steso sul tavolazzo di metallo è dell’attrice Olwen Catherine Kelly.

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