L’ultima volta che Luca Zaia lo ha detto pubblicamente, con enfasi, a microfoni aperti, è stato solo venerdì scorso. “Il Veneto è l’unica Regione che non chiede tasse per un miliardo e 159 milioni di euro, che rimangono nelle tasche di famiglie ed imprese”. E per essere didascalico ha spiegato: “L’aiuto concreto, concretissimo, che la Regione Veneto ha dato e sta dando alle famiglie e alle imprese venete è dato dalla mancanza delle accise regionali sulla benzina, dei ticket regionali (si pagano solo quelli imposti da Roma) e dell’addizionale regionale Irpef. Penso che sia un segnale importante di vicinanza, anche economica, in un momento di difficoltà diffusa”.

La crisi economica non è evaporata in un week end. E’ scomparsa, invece, la promessa di non attingere risorse al portafogli dei veneti, come sta facendo, lo Stato centrale. Zaia si è rimangiato tutto in quattro giorni. Impensabile che il 3 marzo non sapesse che il 7 successivo avrebbe dato l’annuncio, con l’ausilio di diapositive nell’aula del consiglio regionale del Veneto, che l’Irpef sarà ripristinata dal gennaio 2018. Certo non per sadismo nei confronti dei contribuenti già tartassati, ma per poter trovare i soldi che rimettano in attività i cantieri della Pedemonatana Veneta, un’incompiuta da due miliardi e mezzo di euro, il cantiere infrastrutturale più imponente aperto in questo momento in Italia.

La Pedemontana è una superstrada controversa da 27 anni, che ha suscitato la sollevazione di comitati e cittadini che si sono visti espropriare i terreni. Ma a favore della realizzazione dell’opera sono schierati un po’ tutti, a cominciare dagli industriali che chiedono trasporti più veloci in un Nord Est intasato di traffico. Soltanto che adesso protestano un po’ tutti contro Zaia e la sua decisione di tartassare i veneti.

Per far ripartire la Pedemontana ecco la necessità di 300 milioni di euro di stanziamento pubblico, che sarà raccolto grazie all’Irpef sui redditi superiori ai 28mila euro con aliquota crescente. Per i redditi fra i 75mila e i 150mila euro la Regione stima una tassa media di 110 euro mensili a contribuente. I proventi dei pedaggi saranno introitati dalla Regione anziché dal concessionario Sis, a differenza di quanto pattuito dagli accordi iniziali. Secondo Zaia, la Regione risparmierà 9 miliardi e mezzo di euro, visto che oltre 7 miliardi e mezzo sarebbe stata la spesa per riequilibrare (in base ad accordi capestro) la differenza degli introiti, visto il calo delle stime di traffico, fissate ora in 27mila veicoli al giorno.

E pensare che Zaia ha sempre detto: “Noi siamo coerenti, amministriamo bene. E le tasse non le abbiamo messe, anzi le abbiamo tolte”. Leggere, per credere. Ottobre 2012: “Lo Stato ci ha tolto 200 milioni per la Sanità, ma io l’Irpef non la metto”. Stesso anno: “Facciamo la rivolta fiscale. C’è l’Imu da pagare? Bene si decida di non pagarla, di fare l’obiezione fiscale”. Autunno 2016: “Giù le tasse o niente ripresa economica. La tassazione inevitabilmente disincentiva gli investimenti e toglie ai giovani la voglia di intraprendere”. 2 novembre 2016: “Niente tasse per quasi 1,2 miliardi di euro. E’ la cifra più importante del bilancio della Regione, che la giunta ha approvato. Abbiamo fatto la scelta del ‘tax free‘”. 3 novembre 2016: “Renzi non deve dimenticare che siamo l’unica regione ‘tax free’”. C’è solo l’imbarazzo della scelta nelle rassegne stampa o nel suo twitter. Promesse a pioggia. Annullate di colpo dalla Pedemontana Veneta.

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