Un remake porno tratto da La Ciociara di Moravia e dal film di De Sica con Sophia Loren, e si scatena il finimondo. Capita con l’ultimo titolo girato da un re del porno mondiale, Mario Salieri. L’autore di capolavori dell’hard anni novanta come Concetta Licata e Dracula, interpretati dall’allora pornostar Selen, è diventato il bersaglio di una vibrante protesta da parte della senatrice del PD, Maria Spilabotte. “La riproposizione del film in chiave porno di quei momenti terribili passati alla storia come le ‘marocchinate’ è un’offesa verso il nostro territorio e verso tutte le donne”, ha spiegato l’esponente dei democratici dopo l’altrettanto forte presa di posizione di Emiliano Ciotti, presidente dell’associazione ‘Vittime delle Marocchinate’, che sulla questione si è rivolto direttamente al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni chiedendo la sospensione del film. “Come si fa a pensare – ha spiegato la Spilabotte – di poter ironizzare e non aver rispetto del dolore di tutta quella gente che ha subito quegli atroci episodi o alle tante donne che sono state vittime di abusi sessuali e di stupro durante la guerra, a tutte quelle donne che ancora subiscono tale infamia, a coloro che ancora ne portano i segni, gli effetti dello stupro in periodi di guerra e non?”. La Spilabotte parla di “offesa troppo grande” e riferendosi alle cosiddette marocchinate, cioè agli stupri di massa e omicidi commessi dopo la battaglia di Monte Cassino in Italia dai Goumiers marocchini agli ordini degli alleati francesi, ha chiesto il ritiro del film dal mercato, e rimarcato come questa sia “una ferita che rimarrà aperta per sempre, non solo per le popolazioni del Basso Lazio”.

Salieri ha subito risposto dalla sua pagina Facebook. “Sottolineando con forza l’orrore e l’indignazione nei confronti di tutti coloro che nella vita reale si macchiano di qualsiasi tipo di violenza o sopruso ai danni dell’essere umano, ricordo che moltissimi registi di fama internazionale hanno rappresentato nelle loro fiction lo stupro con dovizia di particolari voyeuristici. Solo per citarne alcuni menziono Sam Peckinpah con Cane di Paglia, Pasquale Festa Campanile con Autostop Rosso Sangue, Gaspar Noè con Irreversible o Alejandro Jodorowsky con El Topo”. “Apprendo con stupore – continua Salieri – che con tutti i problemi di cui è afflitta la nostra povera Italia la senatrice Spilabotte predisponga un intervento urgente al Senato per limitare la commercializzazione del film ancor prima della sua uscita, che il presidente dell’associazione vittime delle marocchinate Emiliano Ciotti ha scritto al presidente del consiglio Paolo Gentiloni una lettera di sdegno senza neanche aver visto il film, e che la testa pelata Fernando Incitti dei CasaPound di Frosinone, che certamente nulla conosce del poeta Ezra, minaccia me e Roberta Gemma (la protagonista del remake porno di Salieri ndr) di violenza fisica. Ma stiamo scherzando?”. Salieri è intervenuto nuovamente sul tema con un altro post dal titolo Povera Italia: “Essendo molti di voi abituati a leggere soltanto i titoli dei post comunico immediatamente che nella mia versione della Ciociara non sono presenti stupri e che non esiste alcuna citazione alle marocchinate. Soddisfatti? La storia del film è tutt’altra e si sviluppa prendendo spunto solo dalla parte iniziale del romanzo di Moravia. Avete regalato tanta pubblicità a un film porno, e per questo vi ringrazio, senza neanche aver visto un fotogramma (…) Povera Italia”.

Non è la prima volta che nel cinema soft e hardcore si rappresentano scene di stupro come raccontato da Salieri, ma soprattutto che si rispolverano tematiche delicatissime inerenti l’orrore e la violenza consumatasi durante la seconda guerra mondiale riscritta con fini differenti a quelli della ricerca storica o del documentario. Basti pensare alla voyeuristica vertigine brassiana di Senso ’45, altro film che prende spunto da un testo letterario, qui di Camillo Boito, e portato al cinema da Tinto Brass nel 2002 che, contrariamente a Visconti chiama in causa SS e ministri fascisti per rimirare i dignitosi nudi della matura Anna Galiena. Altra epoca, altro filone, il porno-nazi che arriva dopo i prototipi art house delle efferatezze nazifasciste dei Salò di Pasolini, Il portiere di notte di Liliana Cavani e Salon Kitty sempre di Brass. Parliamo di titoli trash come Lager SSadis Kastrat Kommandantur (1977) o SS Lager 5: L’inferno delle donne  (1976), entrambi con la regia di Sergio Garrone, con quest’ultimo film che si apre con vere immagini di campi di concentramento per poi proseguire in un finto lager nazista dove si espiantano organi, testicoli, si sperimentano ustioni su persone vive, e si ammicca a rapporti sessuali tra aguzzini e prigioniere; o ancora di K.Z.9 Lager di sterminio di Bruno Mattei (1977) martoriato dalla censura, sempre con prigioniere (ebree) che finiscono in un lager e vengono sfruttate e tormentate dai comandanti del campo, ma che pensate un po’ in sala ricavò ben 231 milioni di lire.

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