In nome della sicurezza nazionale, Europa e Stati Uniti pensano a blocchi delle frontiere, Muslim Ban, e a una politica dei rimpatri sempre più veloce. Intanto, l’estrema destra nazionalista e i partiti populisti conquistano sempre più consensi anche alle loro invettive contro Islam e immigrati che hanno lo scopo di creare un collegamento tra il fenomeno migratorio e quello del terrorismo di matrice islamista. Uno studio della ricercatrice italiana all’università britannica dell’Essex, Margherita Belgioioso, che ha analizzato gli attentati terroristici compiuti in Unione Europea nel biennio 2014-15 smentisce però questo collegamento. “Siamo di fronte a una sovraesposizione mediatica degli attacchi di matrice islamista rispetto a quelli compiuti da gruppi autoctoni – spiega Belgioioso –. In realtà, gli attentati jihadisti rappresentano meno del 4% delle azioni sul suolo europeo”.

Secondo i dati forniti dal Global Terrorism Database e studiati dalla ricercatrice veneziana, “i jihadisti compiono pochissimi attentati in Europa rispetto al totale degli attacchi, anche se la loro efficacia è molto alta”. Nello studio si legge che il 62,25% degli attentati viene compiuto per mano di organizzazioni europee, dai gruppi di estrema destra e sinistra a quelli anarchici, separatisti e anche animalisti. Il 15% circa, poi, sono perpetrati da movimenti anti-immigrati, il 4,08% da gruppi anti-Islam e solo il 3,89% sono attribuibili a gruppi jihadisti. Per il 14,2% degli attentati, infine, non si è riusciti a individuare i responsabili, anche se il 15% di questi hanno come vittime degli immigrati.

La vera forza di organizzazioni terroristiche come al-Qaeda o Isis, se non nei numeri, sta nella letalità degli attacchi compiuti nel territorio dell’Unione. Nel biennio analizzato da Belgioioso, sono 141 le vittime causate dagli attentati di matrice islamista, contro le 115 dei gruppi anti-islamici, le 27 delle organizzazioni nate e cresciute in Europa, le 8 dei movimenti anti-immigrati, due di gruppi non identificati e una per mano di organizzazioni antisemite. “Anche se questi dati bilanciano la situazione, evidenziando una maggior capacità di uccidere negli attentati di matrice jihadista – continua la ricercatrice -, sommando le azioni compiute da gruppi autoctoni con quelle di stampo islamista, si vedrà che quest’ultimi causano comunque meno vittime rispetto ai primi”.

La tesi dell’esistenza di un collegamento tra immigrazione e terrorismo jihadista viene ulteriormente smentita, nella ricerca di Belgioioso, dai numeri relativi ai soggetti direttamente responsabili degli attacchi in Ue. Solo il 6% di questi è stato compiuto da cittadini non europei, divisi tra migranti illegali (2,64%), migranti legali (2,64%) e soggetti con doppia cittadinanza (0,66%). Numeri esigui in confronto al restante 94%, cioè gli attentati compiuti da cittadini europei nati in Unione Europea. “Gli autori degli attacchi – precisa Belgioioso – sono nella stragrande maggioranza dei casi cittadini europei nati e cresciuti in Europa. E questo smonta l’ipotesi di un collegamento tra terrorismo e immigrazione. A dire la verità, questi numeri ci dicono che, se proprio dovessimo potenziare i controlli alle frontiere dell’Europa, dovremmo farlo per i flussi in uscita e non in entrata, cercando così di individuare quei cittadini europei che vogliono entrare in contatto con i gruppi estremisti” in Africa, Asia e Medio Oriente. Ma anche in questo caso, si legge nello studio, si tratta di numeri esigui: solo il 10% dei cittadini europei ha viaggiato fuori dall’Europa per ricevere addestramento militare.

Nonostante questi numeri, conclude la dottoressa nella sua ricerca, negli ultimi anni il terrorismo e la crisi migratoria hanno scalato la classifica delle preoccupazioni tra i cittadini europei. “Questo – conclude – è dovuto a una sovraesposizione mediatica degli attacchi di matrice islamista. I media danno molto risalto agli attentati compiuti dalle organizzazioni jihadiste, mentre spesso ignorano o offrono meno particolari su quelli portati a termine dalle organizzazioni europee”. I numeri forniti da Belgioioso sono emblematici: “Nell’85,5% degli attacchi compiuti da organizzazioni europee, risulta impossibile trovare informazioni riguardanti gli attentatori. Al contrario, nella totalità degli attacchi di matrice islamista vengono diffusi tutti i particolari dei terroristi. In diversi Paesi europei, come la Germania, esistono leggi che garantiscono la privacy per i responsabili di attentati terroristici, impedendo la pubblicazione dei loro dati personali. Come ho detto, però, nel caso dei jihadisti questa legge viene quasi sempre ignorata”.

Twitter: @GianniRosini 

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