È la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli la più ricca del governo Gentiloni. La sindacalista Cgil e senatrice Pd, nel 2016 ha dichiarato al fisco un reddito imponibile 2015 di 180.921 euro. In seconda posizione il titolare della Cultura Dario Franceschini, con 148.692 euro. In coda, invece, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, con un reddito di 46.750 euro. Il premier Paolo Gentiloni dichiara invece 109.607 euro. La Fedeli, diventata titolare del dicastero di viale Trastevere tra le polemiche per il curriculum in cui compariva una laurea che non ha, è stata vicepresidente del Senato dal marzo 2013 al dicembre 2016.


video di Fabio Capasso

Tra i segretari di partito, l’ex presidente del Consiglio e candidato alla segreteria del Pd Matteo Renzi ha dichiarato un reddito imponibile di 103.283 euro, poco più di Angelino Alfano di Ncd, con 102.300 euro. Ben al di sotto il reddito imponibile di Beppe Grillo, che si è fermato a 71.957 euro, 283.290 in meno rispetto all’anno precedente – quando aveva dichiarato 355.247 euro – e circa 30mila euro sotto a Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e gli altri parlamentari pentastellati, che hanno dichiarato redditi intorno ai 100mila euro. Continuando tra i leader di partito, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha dichiarato 97.946 euro, mentre Pier Luigi Bersani, tra i leader di Democratici e progressisti, ha un imponibile di 150.211 euro.

Grasso ha dichiarato oltre il doppio della Boldrini – Il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel 2016 ha dichiarato oltre il doppio del reddito della Presidente della Camera, Laura Boldrini. La seconda carica dello Stato ha dichiarato un imponibile di 340.563 euro mentre quello della Boldrini è pari a 144.883 euro.

In testa tra i capigruppo della Camera Giovanni Monchiero – Il più abbiente, tra i presidenti dei gruppi a Montecitorio, è Giovanni Monchiero di Civici e Innovatori che ha dichiarato un reddito imponibile 2015 di 219.964 euro. Il più povero è il capogruppo di Ncd, Maurizio Lupi, con 88.406 euro. Dietro Monchiero c’è il capigruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che ha dichiarato 213.342 euro, l’acquisto di una Smart usata e la nomina a rappresentante legale di una società agricola di cui è socio. Quindi Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto, con 189.129 euro.

Saverio Romano di Scelta Civica-Ala ha dichiarato 104.094 euro, mentre il presidente di Democrazia solidale-Centro democratico, Lorenzo Dellai, 98.475. Il capogruppo della Lega Massimiliano Fedriga ha inserito in dichiarazione 98.482 euro di imponibile e l’acquisto di un appartamento a Trieste. Hanno lo stesso identico reddito imponibile il capogruppo dei 5 Stelle, Vincenzo Caso, e quello del neonato gruppo dei Democratici e progressisti, Francesco Laforgia: 98.471. A scendere si trovano il presidente dei deputati di Fdi, Fabio Rampelli, con 96.196, e Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana, con 94.610. Infine il presidente dei deputati Pd, Ettore Rosato, con 93.071 euro.

Per Karl Zeller (Südtiroler Volkspartei) 422mila euro di imponibile – Quanto al Senato, il più abbiente è Karl Zeller del Gruppo Per le Autonomie che ha dichiarato un reddito di 422.779 euro. La più “povera” è Maria Cecilia Guerra del neonato Gruppo Articolo 1 – Movimento democratico e progressista con 92.876. Mario Ferrara del Gruppo Grandi Autonomie e Libertà ha guadagnato nel 2015 144.170 euro lordi, Paolo Romani di Forza Italia 142.318 euro e Luigi Zanda del Partito Democratico 140.892 euro. Seguono Loredana De Petris del Gruppo Misto con 139.218, Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti con 106.368, Lucio Barani del Gruppo Ala – Scelta Civica per la Costituente Liberale e Popolare con 105.858, Michela Montevecchi del Movimento 5 Stelle 101.326, Laura Bianconi dell’Ncd con 97.761 euro e il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio con 96.493 euro.

Articolo Precedente

Finanziamento ai partiti, la beffa dei decreti attuativi: decade il tetto di 100mila euro per i privati, niente controlli

next
Articolo Successivo

Palazzo Chigi: doppi incarichi, rinnovi anticipati e selezioni mai fatte. La dura vita dell’esercito di esperti e consulenti

next