Lion. E’ stato uno dei casi commerciali dell’ultimo scorcio di stagione cinematografica, anche in Italia. Sulla falsariga di Slumdog Millionaire, successo planetario di Danny Boyle, otto Oscar vinti, Lion è il classico film confezionato con attenzione a livello tecnico e con oculata selezione del casting (Dev Patel oramai questi film li recita ad occhi chiusi). Ma soprattutto sbilancia emotività e coinvolgimento spettatoriale nella storia dolorosa raccontata, quella del piccolo Saroo che nell’India centrale di metà anni ottanta finisce intrappolato in un treno in corsa che lo trascina lontanissimo da casa. Complici le difficoltà di lingua, la giovanissima età e il caos babelico indiano, finirà in un orfanotrofio e infine adottato da una coppia australiana. Proverà a scoprire vent’anni dopo chi è la sua vera famiglia in un viaggio a ritroso verso casa. Impossibile che l’Academy dimentichi per strada tra le nomination un film del genere: molto preparato a tavolino per il box office, Patel grande star emergente (non wasp), e perfino un regista all’opera prima che però a nostro avviso sbilancia troppo il peso dell’opera sulla prima ora “indiana”. Un’ottima decorazione, insomma, nella notte del trionfo di La La Land.
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