Vista da est (India) la Terra sembra ruotare secondo il sistema tolemaico (la Terra rimane immobile al centro dell’universo che gira intorno a essa, ndr). I record mondiali di questo Paese per ora riguardano vari fattori non propriamente positivi: l’equa distribuzione con la Cina del maggior numero di morti per inquinamento, il numero di satelliti lanciati in un colpo solo (104), un primato strappato alla Russia (37), la maggior spesa per acquisto di armamenti al mondo e un numero sempre maggiore di suicidi tra i contadini per bank arrassment, 12062 secondo il rapporto 2015 del National crime records bureau.

Così dal capoluogo del Rajasthan, Jaipur, dove mi trovo per seguire i progetti di ‘Vivere con lentezza‘, la notizia dell’asilo di Piacenza dai tre ai 90 anni che ospita bimbi e anziani, riuniti intergenerazionalmente, giunge come una felice rivoluzione copernicana e invio questa cartolina.

Operiamo da più di dieci anni da queste parti, ma solo dopo essere riusciti a costruire un gruppo, cominciamo a vedere un consolidamento. Senza un senso della collettività oggi non si riesce a costruire niente di duraturo che consenta di migliorare la vita a qualcuno.

Usha, la maestra dei piccolini della Parva School, nella bidonville di Vidjia Dar Nahgar, in poco tempo era dimagrita moltissimo: la sua sezione di scuola non funzionava, due ore di lezione al giorno, i bambini in giro, a far niente, nemmeno a giocare. La causa di tutto era un debito (circa 800 euro) contratto per il matrimonio della sorella che la costringeva a un triplo lavoro per pagare un interesse del 25% e che mai sarebbe riuscita a estinguere. Qui le celebrazioni per i matrimoni sono causa di indebitamenti a vita. Con una trattenuta di 500 rupie (poco più di 7 euro) al mese sul salario, senza interessi, in qualche anno potrebbe riuscire a restituire il prestito. Siamo molto lontani da Muhammad Yunus, con la sua Grameen Bank, ma il concetto di credito, in luogo di finanziamenti a perdere, funziona meglio e consente di prendere in considerazione molte più persone con la stessa somma.

Dhan è un lavoratore povero, di una casta molto bassa: lavora per 8000 rupie al mese (nemmeno 115 euro) e spende una parte consistente del salario in trasporti, vivendo con la famiglia in una baracca di mattoni e lamiera alla periferia di Jaipur. Con una bici nuova, 3.700 rupie, siamo riusciti a raddrizzare il suo bilancio. La seconda bici è in arrivo per Murhat. In Italia su questo tema stiamo trovando un gruppo di persone disposte a sostenere l’iniziativa.

‘A Job for women liberation’, nome davvero roboante, suggerito da Bobby il gioielliere della M.I. Road. Le donne della bidonville sanno lavorare la carta e producono borsine (chocolate bag) molto colorate. Per aiutarle anticipiamo loro il denaro per l’acquisto del materiale e troviamo acquirenti tra i frequentatori per affari della Pink City. Sono ordini di 100-200 pezzi che consentono un lavoro retribuito, anche se poco. Le borsine (10 rupie l’una, cioè 15 centesimi di auro) costano un po’ di più che all’ingrosso, ma sono fatte a mano e mandano avanti un progetto di affrancamento dalla miseria.

Piccole cose che stanno insieme grazie a una squadra funzionante anche quando non ci siamo: Mohit, un ingegnere in procinto di partire per un dottorato di ricerca negli Stati Uniti; sua sorella Bhini che aiuta nel produrre il pamphlet per raccontare i progetti; Parwal, uno spedizioniere che segnala le persone che hanno bisogno di aiuto e che accompagna il dottor Lalit nella bidonville; Bobby che ha assunto due ragazze nella sua gioielleria; Akib, commerciante del Kashmir e Sunil che ha un negozio di teli in un bazar; Anand l’occhialaio che vende gli occhiali per chi ne ha bisogno senza guadagnarci (Holy work). Una squadra, una collettività, una strada anche per l’Occidente che indica come non soccombere nei momenti bui.

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