Il 18 gennaio scorso il generale Tullio Del Sette, commentando la richiesta di processo per cinque militari dell’Arma per la morte di Stefano Cucchi, con un lungo comunicato chiese di arrivare alla verità e si schierò accanto alla magistratura. Venti giorni fa poi Ilaria Cucchi, la sorella del geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 e spirato una settimana dopo all’ospedale Pertini di Roma, incontrò l’alto ufficiale e dichiarò che aveva respirato “umanità”. Oggi arriva la notizia, riportata dal Corriere della Sera, che i tre carabinieri accusati dalla Procura di omicidio preterintenzionale sono stati sospesi dal servizio, con lo stipendio dimezzato.

La decisione è stata presa dal comando generale dell’Arma, che ha ritenuto “doveroso” prendere questa misura “precauzionale” in considerazione della “gravità dei reati contestati” e delle “circostanze dei fatti indicati nei provvedimenti della magistratura”. Altri due militari dell’Arma sono imputati di calunnia e falso, reati che però non prevedono, in questa fase, la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio. “Stiamo valutando le misure processuali da adottarsi e non escludiamo di impugnare il provvedimento di sospensione dal servizio” dice a LaPresse Antonella De Benedictis, legale di Di Bernardo.

Secondo gli inquirenti Cucchi fu arrestato dai militari dell’Arma e pestato a sangue per poi morire in un letto del Pertini. Secondo il procuratore capitolino Giuseppe Pignatone e il sostituto Giovanni Musarò Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco sono responsabili del pestaggio del giovane geometra. Ai tre è contestata anche l’accusa di abuso di autorità, per aver sottoposto Cucchi “a misure di rigore non consentite dalla legge” con “l’aggravante di aver commesso il fatto per futili motivi, riconducibili alla resistenza di Cucchi al momento del foto-segnalamento“. Le accuse di falso e calunnia nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria processati nella prima inchiesta, sono invece contestate a vario titolo a Tedesco, a Vincenzo Nicolardi e al maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia, dove fu portato Cucchi dopo il suo arresto il 15 ottobre del 2009.

“Apprendo la notizia che le tre persone coinvolte direttamente nel ‘violentissimo pestaggio’ (come definito dalla Procura di Roma) di Stefano Cucchi sono state sospese dall’Arma dei Carabinieri. Credo che – scrive Ilaria Cucchi in un post su Facebook – questo sia giusto e sacrosanto proprio a difesa e a tutela del prestigio dell’Istituzione. Ora non potranno più nascondersi dietro una divisa che non meritano di indossare“.

Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere se mandare a processo i carabinieri. Fino ad ora ben quattro giudizi avevano portato soltanto ad assoluzioni: confermate due volte in appello quelle per i sanitari del Pertini (l’ospedale ha risarcito la famiglia), diventate definitive, invece, quelle per gli agenti penitenziari che lavoravano nelle celle del tribunale di Roma.

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