Il problema non è stato tanto quando Matteo Renzi ha detto, pubblicamente, che il leader centrista Emmanuel Macron in Francia ero quello con le chance maggiori contro l’estrema destra di Marine Le Pen. O quando l’intestazione della pagina Facebook per il referendum “Basta un Sì” è stata modificata con lo slogan dello stesso candidato francese “In cammino” (“En marche”). Ma piuttosto, quando gli esponenti del Pd all’estero sono tornati nella loro case oltre confine e hanno incontrato i colleghi del Partito socialista europeo. “Perché Renzi non sostiene i nostri candidati?”, è la domanda che si sono sentiti ripetere in via ufficiosa. “Io sono molto a disagio. E’ una presa in giro”, spiega a ilfattoquotidiano.it Federico Quadrelli, segretario del circolo democratico a Berlino e dirigente locale della Spd tedesca. “E’ una frase che ci ha creato imbarazzo: ci relazioniamo con persone del partito socialista francese e tedesco che ci chiedono spiegazioni e non sappiamo cosa dire”. Dopo la dichiarazione di Renzi in Direzione in sostegno dell’ex socialista, Quadrelli ha deciso di scrivere un documento e fare una raccolta firme: “Siamo o non siamo dentro il Pse? Il candidato per cui dovremmo fare campagna in Francia è il vincitore delle primarie del Ps Benoît Hamon, non uno dei suoi avversari. Nessuno ha detto una parola su di lui”. Quadrelli, che è nell’esecutivo di ReteDem e naturalmente minoranza nel partito (tra loro ci sono ex sostenitori di Pippo Civati, ma anche i prodiani Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice), ha fatto girare il testo scritto di suo pugno tra i democratici all’estero. “Molti la pensano come me, ma non vogliono schierarsi apertamente. In generale sono molto prudenti, perché temono che sia un ulteriore motivo di scontro”. Chi ad esempio non ha firmato è Massimiliano Picciani, segretario del circolo dem di Parigi. “Un comunicato così serve solo a farci litigare. Noi abbiamo già dichiarato che siamo con il candidato socialista Hamon. Se Renzi dovesse dire che dobbiamo sostenere Macron sarebbe un problema per tutti, ma posso assicurare che lui non lo farà. Noi siamo parte del Pse e sappiamo quali sono i nostri doveri”.

Le dichiarazioni d’amore pubbliche tra Renzi e Macron sono iniziate nelle scorse settimane e il primo a farsi avanti è stato proprio il candidato francese. L’ex banchiere ed ex ministro dell’Economia del governo Hollande ha scelto di correre come indipendente e di non partecipare alle primarie socialiste, spaccando di fatto il partito. Durante il suo comizio a Lione il 4 febbraio scorso, proprio mentre spiegava ai suoi l’importanza che destra e sinistra trovino un modo per cooperare insieme, ha annunciato che nel suo programma di governo ci sarà anche un bonus cultura da 500 euro per i 18enni che si ispira al provvedimento dell’esecutivo Renzi. L’ex presidente del Consiglio ha gongolato in silenzio, mentre i suoi hanno subito rilanciato all’infinito la dichiarazione su Twitter. Renzi ha ricambiato la cortesia niente meno che in direzione Pd. “In Francia”, ha detto davanti a un partito in briciole, “c’è il rischio della vittoria di Marine Le Pen. Avete visto il suo video di presentazione? Io lo giudico straordinario. Il Partito socialista francese ha scelto la strada della sinistra estrema e sembra destinato all’irrilevanza e le chance maggiori per fermare l’avanzata di Le Pen sono nelle mani di Macron”. La frase si è persa nelle interminabili discussioni di quelle ore, ma non è passata inosservata tra i rappresentanti del partito all’estero.

Quadrelli ha così deciso di scrivere un documento per chiedere chiarimenti all’ex segretario del partito. “Io credo”, spiega, “che sia il momento di farsi sentire: il Pd deve decidere cosa vuole essere e cosa vuole diventare”. In gioco c’è, tra le altre cose, il ruolo all’interno del Pse: “Nel 2014 abbiamo deciso di entrare nel Partito socialista europeo quasi all’unanimità. Noi chiediamo coerenza rispetto a quella scelta. Che significa pieno sostegno ai candidati dei partiti fratelli in Europa”. Il segretario di circolo di Berlino critica il fatto che sul tema non ci sia stata nemmeno una discussione collettiva: “Renzi ha parlato a nome personale e non ha fatto esprimere direttamente gli organi del partito, ma comunque si è esposto e quelle parole hanno un peso”. Una scelta, quella dell’ex segretario, di guardare al centro che secondo Quadrelli è controproducente: “C’è questa presunzione per cui una personalità che ha un passato troppo nitido e chiaramente identificato a sinistra, come ad esempio Hamon, è da considerare troppo radicale. In realtà è uno che che è realmente socialdemocratico. Quando un candidato propone degli interventi di sinistra, gli altri hanno paura di perdere consenso”. Insomma quello che è motivo di spaccatura in Italia, mette in imbarazzo anche all’estero: “Io sono disturbato da queste parole perché impegno il mio tempo e le mie energie per i socialisti in Europa. Renzi era a favore dell’ingresso nel Pse. Ora non può giocare contro”.

Non tutti però la vedono come Quadrelli. Secondo il segretario di circolo di Parigi, il tema è molto più complesso: “Renzi non ha detto esplicitamente che bisogna seguire Macron e lo slogan ‘In cammino’ potrebbe anche essere semplicemente un richiamo al mondo degli scout”. Picciani prende tempo e dice che la situazione è molto complessa anche per la sinistra francese che non solo non riesce a compattarsi dietro il nome uscito dalle primarie, ma che vede sempre più candidati spingersi verso il centrista: “C’è un tema politico di fondo, Hamon si è presentato su una linea molto più di fronda rispetto anche al presidente uscente Hollande, Macron è invece più vicino alla sensibilità di Renzi. Il problema non riguarda solo gli italiani: anche in Francia c’è un grande dibattito su come conciliare queste due anime”. A Parigi, dice Picciani, organizzeranno dibattiti sull’argomento per affrontare la questione: “Anche se con tutto quello che sta succedendo in questi giorni all’interno del partito, abbiamo altri problemi”.

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