8. E’ ovvio che il proporzionale ha aiutato i Bersani e i Rossi a trovare il coraggio: con il maggioritario conveniva stare dentro il Pd, con il proporzionale puoi essere decisivo anche con poco (si chiama “Legge del Psdi”, o almeno io la chiamo così). Attenzione, però: se Bersani, Rossi e Civati riuscissero a trovare un punto d’intesa, coinvolgendo magari anche Fratoianni, quella percentuale non sarebbe poi forse così esigua. Poi, certo, parlare di coesione a sinistra è come parlare di coerenza di andrearomano. Lo so. Ma mica è colpa mia.

9. Sempre a proposito di “Renzi è cambiato e ha imparato la lezione” (capito Richetti? Capito Cuperlo?): la sua prima idea, dopo la scissione, è stata ipotizzare uno sbarramento al 5% per segare Bersani e Rossi. Premesso che Renzi si intende di leggi elettorali come Adinolfi di diete, la (comica) cattiveria di Renzi è qualcosa di imbarazzante. Poveraccio. Aiutatelo.

10. Questa storia dell’ “essere fedeli” è una delle più grandi cazzate che abbia mai sentito. Facciamo un esempio. Io lavoro al Fatto, ma a un certo punto Travaglio, Gomez e Padellaro vengono scalzati – tramite primarie organizzate da Farinetti – da Cerasa, Rondolino e la Meli. Ecco: a quel punto, se io rimanessi dentro il Fatto, non sarei “fedele”. Sarei intellettualmente disonesto. E pure un po’ deficiente.

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La scissioncina Pd, dieci considerazioni

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