Di ottimo valore è anche il danese Land of Mine – Sotto la sabbia (uscito un anno fa da noi) scritto e diretto da Martin Zandvliet. War drama di forte impatto emotivo, il film racconta di un gruppo di soldati tedeschi prigionieri incaricati di “sminare” la costa danese nel 1945; l’aspetto disturbante risiede nel fatto che tali militari sono poco più che adolescenti, buttati come bestie in una capanna senza cibo e cure, al comando di un sergente locale: il compito è espiare l’inespiabile bonificando un territorio dall’orrore esplosivo. Molti ci lasciano la pelle ma in pochi la coscienza. La pellicola potrebbe impressionare il fronte pacifista degli States, ancora una volta mettendosi contro la politica militaresca di Trump.

Sempre da un territorio scandinavo, infine, arriva il quinto candidato. Si tratta dello svedese A Man Called Ove di Hannes Holmes, ispirato al bestseller di Fredrik Backman: una commedia nera, un piccolo dramma agrodolce sulla vita di un anziano rimasto vedovo e divenuto insofferente alla vita. Dei nuovi vicini di casa proveranno a rigenerare la sua esistenza. Presumibilmente il titolo più fragile della cinquina, suona come uno dei film che hanno forzatamente levato lo spazio ad opere di valore indiscutibilmente maggiore, un paio su tutti, il magistrale Neruda di Pablo Larraìn e il notevole Elle di Paul Verhoeven, la cui protagonista Isabelle Huppert è comunque candidata fra le attrici protagoniste.

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