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Tifanny Pereira, scende in campo la pallavolista che prima era un uomo

Una carriera discreta e articolata in più continenti quella della 32enne schiacciatrice per squadre di seconda divisione di Brasile, Francia, Olanda, Indonesia, e Belgio. Proprio qui il recente desolante ultimo posto a zero punti tra i neroblu della JTV Delo Zere Berlare, campionato maschile belga. Infine l'arrivo a Palmi dopo il mercato di gennaio. “Il livello qui in Italia è molto alto e dovrò allenarmi duramente per poter mantenere questi standard", ha spiegato Tifanny alla Gazzetta dello Sport

di Davide Turrini

28 punti, 48% di percentuale d’attacco, un muro e due ace in 75 minuti di partita. Questo il tabellino di fine match della giocatrice brasiliana Tifanny Pereira de Abreu all’esordio nel campionato italiano di Volley A2 con la squadra Golem Software di Palmi.  Ruolino di marcia di tutto rispetto che ha trascinato la squadra calabrese alla vittoria 3 a 1 contro la Delta Informatica Trentino. Solo che gli occhi dei tifosi del Golem erano puntati ieri solo su Tifanny. Perché la ragazza non è una giocatrice come tutte la altre. Infatti, fino al 2015 era semplicemente un giocatore e di nome faceva Rodrigo. Una carriera discreta e articolata in più continenti quella della 32enne schiacciatrice per squadre di seconda divisione di Brasile, Francia, Olanda, Indonesia, e Belgio. Proprio qui il recente desolante ultimo posto a zero punti tra i neroblu della JTV Delo Zere Berlare, campionato maschile belga. Infine l’arrivo a Palmi dopo il mercato di gennaio. “Il livello qui in Italia è molto alto e dovrò allenarmi duramente per poter mantenere questi standard”, ha spiegato Tifanny alla Gazzetta dello Sport. “Qui gli allenatori sono molto preparati, hanno la cultura del lavoro duro e sanno trasmettere la voglia di fare”.

La vita e la carriera di Tifanny Pereira de Abreu si trasformano radicalmente tra il 2014 e il 2015 quando viene convinta da un amico che Amsterdam sarebbe stato il luogo in cui si sarebbe potuta esprimere realmente da donna, come nel profondo della sua anima e del suo corpo si sentiva. Nel frattempo si accasa come attaccante di punta nella squadra maschile di volley US Amsterdam come Rodrigo, con fascia e forcine per legare i lunghi capelli. La gioia finalmente ritrovata della quotidianità (“qui in Olanda posso passeggiare tranquilla in strada, cosa che non avrei potuto fare in Spagna o in Brasile”), si mescola al comunicato della Nevobo, l’associazione pallavolistica olandese, dove si comunica ufficialmente a Tifanny che verrebbe accettata come giocatrice nel campionato femminile solo dopo un intervento chirurgico di cambio del sesso. La pallavolista brasiliana allora non ci pensa un minuto in più. Addio Rodrigo, benvenuta Tifanny. I trattamenti ormonali funzionano ed ecco il passaggio alla squadra belga, ancora maschile però, dove l’alchimia del team non ingrana, e infine l’arrivo a Palmi dopo l’ok della Fivb per partecipare ai campionati femminili di volley.

Tifanny è felicissima della Calabria e della vittoria. “Sono stata accolta molto bene nel gruppo dalle ragazze, mi hanno subito fatto sentire come una sorella”, ha raccontato prima del match vinto contro i trentini. Altrettanto entusiasta è coach Giangrossi che a fine partita rintuzza i mugugni di altre squadre che parlano di ricorsi per la regolarità del tesseramento di Tifanny: “Cambiando sesso ha perso il 60% della sua forza. Prima schiacciava a 3,60 metri, ora a 3,15”, ha spiegato il coach delle ragazze calabresi. “I ricorsi saranno basati sul nulla. Le regole dicono che chi è legalmente donna è eleggibile: abbiamo aspettato i documenti e abbiamo tesserato la giocatrice. Cambiare sesso non è una passeggiata: Tiffany mi ha raccontato quanto ha sofferto. Chi la attacca, è un ipocrita”. E’ il presidente di Lega Mauro Fabris quello più titubante di fronte all’acquisto, e relativo esordio in campionato, della pallavolista brasiliana diventata donna: “Pongo una questione sportiva rispetto a queste situazioni che sono destinate a moltiplicarsi. Siamo a due casi in due anni”, ha spiegato Fabris alla Gazzetta dello Sport. “Voglio che qualcuno, Coni e Federazione, mi dica cosa aspettarmi dal futuro. Anche perché molti club di A2 mi hanno posto la questione. Voglio che si giochi un campionato leale e corretto nel rispetto delle persone”.

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