Nessuna scissione ma una sana liberazione. E sì, parliamo apertamente del Pd e delle sue dinamiche interne. Per prima cosa però, occorre ricordare che il Partito Democratico è l’unico partito in cui vi è una reale democrazia interna, può piacere o meno ma è così: la leadership si guadagna sul campo delle primarie aperte. I 5Stelle, ad esempio, di certo non possono essere definiti democratici: li comanda l’azienda privata di Casaleggio e associati e chi dissente è fuori. Potete tirar fuori ogni insulto ma è la verità. Nel centrodestra, invece, comanda da sempre Silvio Berlusconi. Le assemblee e le direzioni nazionali del Pd vengono fatte in diretta televisiva senza nessuna censura. Nessun altro lo fa, Grillo ormai evita da tempo le famose dirette streaming.

Questo era il dovuto preambolo. Ora veniamo ai fatti.

Renzi ha guadagnato sul campo la segreteria nazionale del partito è ha il diritto di governarlo, la minoranza fa il suo ma deve sempre rimanere all’interno delle decisioni della maggioranza. Si chiama democrazia. Le minoranza, come nel governo, non possono pretendere di decidere o bloccare un Paese per idee minoritarie che meritano il dovuto rispetto ma che non rispecchiano la volontà della maggioranza. Per questo motivo molto semplice la progressiva e politicamente insensata strategia denigratoria messa in piedi da D’Alema e Bersani contro Renzi e la sua segreteria non poteva e non può essere più accettata.

Troppo chiara ed evidente l’idea patronale di D’Alema e (piccola) compagnia di volere esclusivamente eliminare Renzi dal Pd: continue dichiarazioni alle tv e ai media sempre contro il segretario di quello che dovrebbe essere lo stesso partito di entrambi. Bloccare il Paese per l’esclusivo interesse personale è indegno: imbarazzanti le giravolte di Emiliano e le dichiarazioni di Rossi e Speranza, incomprensibili le motivazioni politiche o meglio inesistenti. Unica cosa chiara: vincere un congresso senza Renzi in campo. Persone fuori dal mondo.

Ed allora finalmente chiarezza è stata fatta: nessuna scissione. Tanti gli interventi dei padri fondatori del Pd, da Veltroni a Fassino a Bellanova, tutti nell’interesse del partito, tutto in diretta e senza giri di parole. Volevano le dimissioni di Renzi anche da segretario, Matteo ha fatto anche quello: si segue lo statuto, si seguono le regole. Chi non condivide la linea politica di Renzi può sostenere un altro candidato o candidarsi direttamente a segretario. Facile e semplice da capire; il resto sono chiacchiere, scuse e solo falsità. Si farà il congresso entro i tempi stabiliti dalla commissione e si eleggerà il nuovo segretario. Ci sarà come sempre una maggioranza e una minoranza. Entrambe però nel rispetto reciproco dovranno sostenere lealmente il segretario e la sua linea politica.

Rossi, Emiliano e Speranza usciranno dal Pd? Benissimo. Dal giorno dopo finiscano di parlare di Renzi e pensino al loro nuovo partitino. Una cosa molto semplice devono fare: dimettersi da governatori e da deputati, perché è impensabile che governino con il sostegno del Pd. Con quale altra credibilità possono farlo? Non vorrete mica poi allearvi con il Pd? Perché che senso avrebbe? Alla fine non sarebbe una scissione ma una sana liberazione da un continuo ed assurdo logoramento del partito e del Paese.

Una nuova pagina finalmente si potrà aprire: un Pd più forte e senza alcuna zavorra; un vero partito riformista che non avrà più veti personalistici e dalemiani. Aria nuova e sana. Ora è il momento di guardare avanti, troppo tempo è stato perso.

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