“Io credo che dopo 25 anni sarebbe importante riflettere e fare un processo, perché è stato fermato Mani Pulite“. Così Antonio Di Pietro, ex magistrato del pool del tribunale di Milano, ospite a Otto e mezzo su La7, inizia il suo J’accuse contro quelle forze esterne che hanno impedito il proseguimento delle indagini in cui furono coinvolti politici e gruppi economici della prima repubblica. Di Pietro legge alcuni passaggi di una relazione del Copasir che evidenzia il tentativo di delegittimazione dell’azione del pool di Mani Pulite: “Le stesse persone che abbiamo trovato nell’inchiesta di 25 anni fa, le ritroviamo nell’Expo perché sono stati zitti”. Tesi contestata dal giornalista Stefano Zurlo che accusa Di Pietro di aver creato delle aspettative e di aver abbandonato l’inchiesta perché aveva ambizioni politiche. Risposta immediata dell’ex leader dell’Idv: “Cosa avrei dovuto fare per non creare aspettative, avrei dovuto chiudere gli occhi? Quando hanno scoperto il meccanismo d’indagine, hanno eliminato il reato di falso in bilancio e di concussione per induzione. Tutto questo per fare in modo che i magistrati non potessero indagare”

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