Parla cinque lingue. Ha tre lauree specialistiche, conseguite in Italia, Francia e Svezia. E ha un sogno nel cassetto: diventare astronauta. Intanto, nel suo curriculum ha appena aggiunto un prestigioso riconoscimento della rivista Forbes, che ha incluso il suo nome nella lista dei 300 under 30 più influenti d’Europa. Una lista di giovani, di cui 16 italiani, che “in cinquant’anni, con le loro innovazioni, cambieranno il mondo”. Siciliana di origine, Gela la sua città natale, Chiara Cocchiara, 29 anni, sorride e si schermisce nel commentare questo risultato. È uno dei 30 giovani europei scelti nel settore industria.

“La cosa divertente è che per uno scambio di mail non ho saputo subito di essere stata selezionata – commenta Chiara -. L’ho scoperto solo dopo, tramite Facebook, quando un amico ha pubblicato un post con la mia foto su Forbes. L’emozione è stata veramente immensa: è un riconoscimento internazionale che mai mi sarei immaginata di ricevere, ripensando a quando ho iniziato a studiare e avevo paura degli esami di fisica e disegno tecnico. Quello che si prova in queste situazioni – aggiunge Chiara – è come una sensazione di muta felicità che esplode. Nella vita ho imparato a fare quello che mi piace, ho studiato quello che sognavo e lavoro nel sogno per cui ho studiato. E questo mi rende già felice ogni giorno”.

“Nella vita ho studiato quello che sognavo e lavoro nel sogno per cui ho studiato. E questo mi rende già felice ogni giorno”

Nella vita Chiara fa l’ingegnere aerospaziale. All’estero, come tanti suoi coetanei. Dalla Sicilia è andata via quasi dieci anni fa. Oggi è in Germania, dove lavora presso l’Eumetsat (European organisation for the exploitation of meteorological satellites), organizzazione intergovernativa che gestisce la rete europea dei satelliti meteorologici, nell’ambito di un sistema di osservazione meteo satellitare globale. Il suo luogo di lavoro è il centro di controllo dell’Agenzia spaziale europea (Esa) di Darmstadt.

“Ho lasciato la Sicilia nel momento in cui ho iniziato l’università – spiega Chiara -. La definirei una scelta un po’ obbligata e un po’ cercata: avevo, infatti, deciso di studiare ingegneria aerospaziale, ma l’università di Catania non aveva quella facoltà. È così che ho deciso di trasferirmi a Pisa. Qui – aggiunge la studiosa – sono entrata in contatto con un ambiente internazionale frequentando un’associazione di studenti aerospaziali, e diventando poi coordinatrice di un progetto a livello europeo. Ho fatto un tirocinio alla Rolls Royce e poi da lì è continuata la mia vita europea”.

In Europa, e in particolare in Germania, Chiara trova condizioni che il suo Paese non riesce a offrirle. “In Italia uno studente appena laureato non è apprezzato a sufficienza: ha uno stipendio e un ruolo basso. Quando sono arrivata a lavorare in Germania, invece – continua -, sono stata considerata da subito al pari di chiunque avesse già lavorato 10 anni di più. Le mie conoscenze erano minori, ma non per questo meno apprezzate”.

“In Italia uno studente appena laureato non è apprezzato a sufficienza: ha uno stipendio e un ruolo basso”

Nel percorso che l’ha portata in Germania c’è anche il rifiuto di un’offerta di lavoro della Nasa. “È stata una proposta allettante. Mi ricordo che ero in vacanza in Portogallo con un’amica quando è arrivata la mail di selezione – racconta Chiara -. Tuttavia, il contratto di un anno con la Nasa mi avrebbe costretta a lasciare il mio lavoro in Europa, ed ero molto vicina a una promozione che non volevo lasciarmi scappare. E, difatti, poi è arrivata. Alla fine ho optato per la Mars Society, che mi offriva una opportunità simile, ma per due settimane”.

E così Chiara “vola” sul Pianeta rosso. “Nel 2015 ho passato il mio primo Natale su Marte”, commenta la giovane studiosa, con la mente rivolta al suo grande sogno, comune a molti bambini: quello di andare nello spazio. Un sogno che per il momento l’ha portata, un anno fa, unica europea, ad essere selezionata come ingegnere d’equipaggio (crew engineer) per la missione Mars desert research station (Mdrs), il programma della Mars Society che simula la vita su Marte.

“Uno degli esperimenti che abbiamo condotto – spiega Chiara – è stato simulare la perdita del comandante, del suo vice e di un altro membro dell’equipaggio, per studiare gli effetti psicologici sul gruppo. Ciò che ha sorpreso maggiormente – sottolinea la studiosa siciliana – è stato che i membri dell’equipaggio scomparsi mancavano al resto del gruppo come persone fisiche e non per i ruoli che ricoprivano. Durante la sperimentazione il mio compito era prendermi cura di un robottino automatizzato, un rover finanziato dalla Nasa”. Per il momento si è trattato di una simulazione durata 15 giorni, a 4mila metri di altezza nel deserto Usa dello Utah. Ma, dato che Marte potrebbe essere, dopo la Luna, la prossima meta di un possibile sbarco umano su un altro pianeta, in un futuro non troppo lontano potrebbe anche divenire realtà.

“La proposta di lavorare alla Nasa? Allettante, ma avrei dovuto lasciare l’Europa ed ero vicina a una promozione”

Nonostante i numerosi traguardi già raggiunti, però, quando può Chiara vola nella sua Sicilia, e il desiderio di ritornare in Italia non l’ha mai abbandonata. “Il modo di vivere italiano è la cosa che mi manca di più in assoluto. Ma – ammette -, non ho rimpianti. So che la scelta di lavorare fuori mi tiene lontana dagli affetti e da quel modo di fare e di pensare che mi appartiene, e sogno sempre che questo mio periodo all’estero possa aprirmi un giorno una porta più grande per ritornare in Italia. Ma – confessa la giovane studiosa -, lo farò solo quando avrò trovato un lavoro che mi dia le stesse soddisfazioni e opportunità di crescita che ho ora. Anche se al momento è ancora piuttosto difficile”. Dopo l’esperienza marziana è tornata “sulla Terra” convinta che non si debba “mai smettere di rincorrere i propri sogni. Lottare per realizzarli e ciò che ci rende felici – spiega Chiara -. Se vogliamo una cosa, siamo noi che dobbiamo prendercela, col sudore e le fatiche di ogni giorno. Non importa dove si nasce per vedere realizzate le proprie ambizioni”.

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