Anche quando se ne capisce il meccanismo, l’Isee continua ad assomigliare più a un gioco dell’oca che a uno strumento efficiente per ottenere prestazioni sociali agevolate (assegni per la maternità, bonus famiglia e ticket sanitari ridotti) o agevolazioni su asili, università, mensa e trasporti. E le migliaia di famiglie che in questi giorni sono alle prese con la compilazione dell’Indicatore della situazione economica ed equivalente – che scaturisce dalla somma dei redditi e del 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare di tutto il nucleo familiare – ne sanno qualcosa. Che si tratti di richiedere il bonus bebè di 80 euro, il bonus energia per tagliare un po’ la bolletta, il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa o la riduzione della quota della mensa scolastica quando si presenta l’iscrizione alle prime classi delle scuole elementari, medie e superiori, non c’è via di scampo: ci si deve rivolgere a un Caf o a un commercialista per la compilazione di questa dichiarazione che, tra l’altro, scade il 15 gennaio di ogni anno. Oltre al fatto che bisogna recuperare tutta la documentazione necessaria, la procedura è formulata per essere seguita da un professionista.

Infatti con la riforma dell’Isee del 2015, mirata a stanare i furbetti abituati a dichiarare senza scrupoli di non avere conti correnti e depositi bancari pur di ottenere sconti (mentre il 90% degli italiani ne ha almeno uno), sono state introdotte nuove e più stringenti regole. In base alle quali solo una parte delle informazioni può essere fornita dal soggetto richiedente. Le altre, cioè i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali del nucleo familiare, devono essere inserite nella Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), che è il documento di partenza senza il quale non si può ottenere il calcolo dell’Isee. In altre parole, per presentare l’Indicatore – ne esistono 5 modelli specifici (“Ordinario” usato nel 99% dei casi, “Socio-sanitario”, “Socio-sanitario Residenze”, “Università”, “Minorenni con genitori non coniugati tra loro e non conviventi”) più quello “Integrativo” – occorre aver già compilato la Dsu. Che, a sua volta, si compone di diversi moduli e quadri a seconda delle caratteristiche del nucleo e del tipo di prestazione che si intende richiedere. Nel dettaglio, si può utilizzare la Dsu “Integrale”, “Mini” (utile per la maggior parte delle prestazioni assistenziali e sociali) e “Corrente”. Inoltre, per i dati autodichiarati nella Dsu (anagrafici e beni patrimoniali posseduti al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di presentazione della dichiarazione) ci si assume la responsabilità anche penale. Mentre le altre informazioni vengono direttamente acquisite dall’Agenzia delle Entrate (come il reddito complessivo) e dall’Inps (trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari).

Tutto chiaro? Talmente limpido che le famiglie, avendo bisogno del modulo per innumerevoli pratiche di vita quotidiana, assaltano le sedi dei Caf che per redigerlo gratis hanno sottoscritto dal 2015 una tariffa convenzionata con l’Inps (circa 10 euro a modello) che viene prorogata ogni anno. Un bel giro d’affari visto che solo lo scorso anno sono state presentate 5,59 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche.

Certo, ci sarebbe anche la procedura online che si può fare comodamente da casa propria. Ma è complicatissima già dall’accesso, consentito ai soli soggetti in possesso di un Pin rilasciato dall’Inps, di una Carta nazionale dei servizi o di una identità Spid almeno di livello 2. Poi, superata questa fase, vanno inseriti i dati fiscali che vanno dalle case di proprietà agli affitti, dalla quota capitale residua del mutuo a conti correnti, buoni fruttiferi, fondi di investimento, certificati catastali degli immobili detenuti all’estero, passando per stipendi, assegni sociali, certificazioni della disabilità, ma anche i dati su automobili, moto o imbarcazioni detenute.

Insomma, procedure tutt’altro che semplici che, dopo la riforma Isee, avranno sì stanato gli evasori, ma hanno anche negato al contribuente la possibilità di comprendere in anticipo la situazione economica del proprio nucleo familiare senza prima compilare e trasmettere l’intera Dsu. Eppure, come ha spiegato pochi giorni fa il presidente dell’Inps Tito Boeri, “rafforzare l’utilizzo dell’Isee è importante, perché nel sistema di protezione sociale italiano ci sono molte prestazioni che non arrivano alle persone in stato di bisogno e abbiamo grandissime inefficienze“.

Come far usare, di più l’Isee, quindi? Facile, attraverso un simulatore che l’Inps ha messo a disposizione sul proprio sito inserendo le informazioni in forma facilitata. Difatti l’accesso è libero, senza credenziali, con “una compilazione – ha spiegato l’Inps – fortemente semplificata, grazie all’inserimento di voci aggregate per patrimoni e redditi del nucleo, e veloce visto che il calcolo dell’indicatore viene fatto in tempo reale”. Ma i risultati non hanno valore ufficiale. Permettono solo di capire in anticipo se vale la pena di avviare la procedura per avere gli sconti oppure di verificare – in seguito a cambiamenti familiari o di reddito – le differenze rispetto a un Isee già calcolato. Lo strumento, però, anche se non è certificativo ha comunque un evidente vantaggio: far risparmiare tempo ai contribuenti prima di barcamenarsi nelle lunghe trafile burocratiche. Anche se al momento è possibile simulare solo l’Isee ordinario. Per l’estate dovrebbero essere disponibili anche le varianti Minorenni, Università e Socio-sanitario.

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