Un colpo al cerchio e uno alla botte. Generali fa buon viso al (cattivo) gioco del premier Paolo Gentiloni e a parole apre a una collaborazione con l’italianissima Intesa Sanpaolo. Nei fatti pero’ si arrocca, restringendo al massimo i margini di movimento della banca milanese. La compagnia triestina ha infatti stabilizzato l’acquisto del 3,04% del capitale di Intesa. 

A neanche 48 ore dall incontro romano fra il premier Paolo Gentiloni e l’ad delle Generali, Philippe Donnet, la compagnia assicurativa mette sul piatto 1,1 miliardi per conquistare 510 milioni di titoli dell’istituto guidato da Carlo Messina.

L’ operazione e’ stata ufficializzata in serata dopo che, in mattinata, il presidente del Leone, Gabriele Galateri di Genola, aveva espresso una parziale apertura ai piani di matrimonio avanzati da Intesa. “Nell’ambito dello sviluppo del gruppo guarderemo tutte le forme di collaborazione che potranno presentarsi purché siano industrialmente valide e viaggino”, ha dichiarato Galateri. A patto che i piani vadano nella direzione “di quelli che sono i nostri cardini di essere un’azienda italiana, internazionale, innovativa e che crea valore per i suoi azionisti“. In caso contrario, Generali ha intenzione di difendersi come testimonia l’acquisto del 3% di Intesa che di fatto riduce le opzioni sul tavolo per la banca guidata da Messina.

Il messaggio che arriva da Trieste è chiaro: niente operazioni ostili e, se le parole hanno un peso, “collaborazioni industriali” e non “combinazioni industriali”, come quelle volute da Intesa. Per Galateri, inoltre, ogni progetto deve preservare la vocazione “internazionale” delle Generali, evitando che pezzi del Leone possano finire all’estero, come qualcuno teme nel caso di mosse da parte di Cà de Sass. Ma anche dell’ad francese della compagnia, come teme il governo.

Inoltre ogni collaborazione deve avvenire “nell’ambito della chiarezza, della trasparenza e delle regole di governance”. “Su questo aspetto, auspicherei che vengano fuori le regole che concernono il market-abuse che sono attese da tempo sul mercato italiano”, ha detto ancora Galateri. Il riferimento e con ogni probabilità a quelle norme sui ‘takeover leaks‘ – in vigore in Gran Bretagna e in Francia – che impongono a chi smentisce l’intenzione di procedere a una scalata (Intesa ha dichiarato di non avere allo studio un’Ops) di non muoversi per un periodo di tempo compreso tra i 6 e i 12 mesi. Ogni progetto di Intesa sulle Generali – a cui Mediobanca guarda con molto scetticismo – dovrà infine creare valore per gli azionisti e confrontarsi con il piano stand-alone della compagnia, che prevede 5 miliardi di dividendi entro il 2018 e un ritorno sul capitale al 13 per cento. Detta in altri termini, Intesa dovra’ dimostrare che i suoi progetti per le Generali possano fruttare piu di quanto non faccia l’attuale strategia di Donnet che, ha tenuto a sottolineare Galateri, sta facendo un “ottimo lavoro”. Per di piu’ “in maniera molto intensa”.

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