Come e quando un uomo decida di cooperare oppure di prendersi cura solamente di se stesso a discapito degli altri, è uno dei dilemmi fondamentali nelle scienze sociali. Una questione a cui i ricercatori di Google hanno cercato di rispondere con un esperimento sulla loro ‘creatura’ DeepMind, grazie al quale sono riusciti a dimostrare che due intelligenze artificiali costrette a interagire possono cooperare o diventare aggressive l’una con l’altra a seconda della convenienza, esattamente come fanno gli umani.

I ricercatori hanno fatto fare a due distinte intelligenze un primo gioco, in cui dovevano raccogliere delle mele, rappresentate da pixel verdi, nello stesso campo di gara, avendo la possibilità di ‘accecare‘ l’avversario temporaneamente con un raggio. Dopo 40 milioni di simulazioni, gli algoritmi avevano imparato a coesistere finché il numero di mele era alto e permetteva a entrambi di raccoglierle senza disturbarsi a vicenda. Nei momenti di scarsità di risorse il comportamento diventava invece estremamente aggressivo, con ripetuti tentativi di ‘accecare’ l’avversario per eliminarlo.

Poi alle due intelligenze artificiali è stato sottoposto un secondo gioco, in cui entrambe dovevano dare la caccia a una preda virtuale. Dopo un numero sufficiente di prove, i due algoritmi hanno imparato a collaborare per raggiungere l’obiettivo comune. “Questo tipo di ricerca può aiutare a capire il comportamento di sistemi complessi, come l’economia, il traffico o la salute del nostro pianeta, la cui efficacia dipende dalla nostra continua collaborazione”, sostengono gli autori della ricerca.

“Abbiamo dimostrato che siamo in grado di applicare la moderna tecnica dell’intelligenza artificiale per rispondere a questioni secolari, nella scienza sociale, come il mistero della nascita della cooperazione fra gli uomini”, si legge sul blog di DeepMind. “Possiamo pensare agli algoritmi addestrati come a una approssimazione del modello di ‘homo economicus‘. Tali modelli ci danno la capacità unica di testare le politiche e gli interventi economici in sistemi che simulano l’interazione fra le persone”.

È l’ultima frontiera nel continuo progresso che sta vivendo il campo dell’intelligenza artificiale. È di pochi giorni fa la notizia di una AI che per la prima volta è riuscita a battere l’uomo a poker. Il sistema che è riuscito a vincere contro quattro professionisti del “No-Limit Texas Hold’em” si chiama Libratus ed è stato sviluppato da ricercatori della Carnegie Mellon University. Un anno fa invece l’impresa di un’altra intelligenza artificiale sempre sviluppata nell’ambito del progetto DeepMind, AlphaGo, che è riuscita a battere per cinque vittorie a zero Fang Hui, campione europeo di Go, il gioco della dama cinese.

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