Festival di Sanremo 2017

Sanremo 2017, Amara e Paolo Vallesi ‘superospiti’: perché?

Un giallo torna sempre buono, nel rush finale del Festival

di Stefano Mannucci

Per carità, gli scandali sono altri. Ma come ammoniva il Divo Giulio, a pensar male ci si azzecca quasi sempre. Il fatto: non essendo riuscito a portare all’Ariston il suo idolo David Gilmour (ci ha provato per tre anni di seguito), il buon Carletto ha pensato bene di rimpolpare la serata della finale con altri superospiti. Cioè Paolo Vallesi e Amara. Italiani, anzi toscani tutti e due, con residenze a Firenze e Prato. Gli storiografi del festival ricorderanno che il primo è stato vincitore nella categoria giovani già nel 1991 (“Le persone inutili”), per poi conquistare la terza piazza l’anno successivo con una megahit come “La Forza della vita”. Amara (all’anagrafe Erika Mineo) è una brava, bravissima cantautrice arrivata all’Ariston tra le Nuove Proposte nel 2015: non vinse, ma si impose per le sue qualità con la suggestiva “Credo”, per un buon punto di ripartenza dopo l’esperienza di dieci anni prima nel ring defilippiano di “Amici”.

Dotata di grande talento autoriale, ha scritto per Emma e Loredana Errore, fino alla canzone che stasera è tra le papabili per il podio big, “Che tu sia benedetta” di Fiorella Mannoia. E la circostanza, a televoto aperto, ha fatto storcere il naso ai dietrologi e agli spulciatori professionali del regolamento sanremese. Un passo indietro: un paio di mesi fa, alla vigilia dell’annuncio del pattuglione festivaliero, Amara e Vallesi erano dati per sicuri in competizione dai bookmaker. Il loro brano, “Pace“, aveva particolarmente colpito Conti, che infatti stasera li ospita fuori busta per “un grido contro la guerra”, spiega lui, con il corollario del collegamento video con il nostro contingente in missione in Kosovo. Nulla di nuovo, per carità: quando a Carletto una canzone piace, trova un buco in scaletta e si mette la coscienza a posto. Era accaduto l’anno scorso con Frassica e il suo pezzo-poesia sui bambini e gli sbarchi a Lampedusa, o con Enrico Ruggeri che nel 2015 era stato scartato dal cast in gara, ma il suo “Tre signori” dedicato agli scomparsi Iannacci, Gaber e Faletti suonava talmente suggestivo da meritarsi uno strapuntino d’onore durante la diretta. Per non dire del brano dei La Rua, eliminato da una giuria di esperti vip nelle semifinali dei giovani di quest’anno e – dopo l’insurrezione dei fans – riproposto a notte fonda a mo’ di consolazione sulla sigla finale del Dopofestival della Gialappa’s.

Conti non è nuovo a riparazioni e ripensamenti, e questo gli fa onore: ma l’omaggio pacifista di Amara e Vallesi potrebbe rivelarsi un boomerang. Il brano era stato escluso dalla competizione ufficiale a dicembre, nelle ore decisive che precedono lo svelamento dei concorrenti. In quella stessa circostanza, l’annuncio a sorpresa della prestigiosa partecipazione in gara della Mannoia, con il pezzo co-firmato dalla giovane e talentuosa cantautrice toscana. I maligni insinuano: ma come, a televoto aperto stasera portate sul palco l’autrice del brano di Fiorella? Qualcuno ci legge un tentativo subliminale di influenzare il suffragio popolare, altri fanno spallucce. I più si limitano a osservare che Conti è veramente un degno epigono di “Amici miei”. Ieri sera aveva distribuito biglietti in platea per i suoi ex compagni di scuola, e stasera offre uno spazietto sul palco a Vallesi, un altro del cerchio magico gigliato dopo il ritrovato Masini. Tutto bello e nobile, avremo una suggestiva canzone pacifista in più da ascoltare. Ma qualcuno nell’entourage degli altri concorrenti è già sul piede di guerra: sarà mica un mezzuccio cyber per influenzare la psiche dei teleutenti in favore della Mannoia? Accade a Sanremo, nella repubblica indipendente delle dietrologie. Un giallo torna sempre buono, nel rush finale del Festival.

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