Finora vi ho sempre raccontato Sanremo allineando il meglio e il peggio di ogni serata. Ma ieri sera, nella quarta serata, è successa una cosa strana. Premettiamo che questa è sempre la serata più difficile, un po’ per la ripetitività che inevitabilmente comincia ad affiorare, un po’ per il meccanismo di selezione perverso che elimina 6 big per riammetterne 4 e rieliminarne altri 4 (ma chi è la mente che ha inventato ‘sta roba?). Ieri sera, dunque, il meglio e il peggio si sono fusi in un unico momento, in una stessa figura, in Virginia Raffaele.

Perché lo sappiamo tutti: Virginia è un fenomeno. E’ brava, è bella, è intelligente, per quel poco che ho potuto conoscerla tra i corridoi e la mensa di corso Sempione è pure simpatica come persona, cortese , affabile, niente divismi. Virginia (parliamo sempre della Raffaele, sia chiaro) ha un talento straordinario nelle sue imitazioni iperrealistiche e dal palcoscenico sanremese trae uno slancio particolare dopo che, lo scorso anno, ha conquistato l’Italia intera con la sua Belen e la sua Fracci.

Ma allora qualcuno mi sa spiegare perché da qualche tempo Virginia (sempre Raffaele eh!) non mi fa più ridere, anzi mi irrita? Era già accaduto con il personaggio della vicina di casa di Mika, è successo di nuovo ieri sera con l’imitazione di Sandra Milo. Vuota, inutile, piena di allusioni sessuali da scuola media, esagerata nella mimica, costretta a ricorrere alle solite citazioni felliniane per dare un po’ di sostanza, anacronistica nella parodia di un programma di cento anni fa, Piccoli fans.

Lì scattava inevitabile il ricordo un’altra parodia di quel programma, quella di Gianfranco d’Angelo nel mitico Drive in, che era molto più divertente, pungente, acuta. Ma come può essere accaduto tutto questo? che Virginia, la più brava di tutti mi faccia rimpiangere Gianfranco D’Angelo? Spiegatemelo, per favore.

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Sanremo 2017, originalità e frasi a effetto (mancato) nella quarta serata del festival

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