Patata bollente“. Così nel titolo di prima pagina il quotidiano Libero si riferisce a Virginia Raggi, sindaco di Roma al centro delle cronache politiche e giudiziarie delle ultime settimane. Una definizione contro cui si schiera compatta buona parte dei partiti e vede al fianco del capo dell’amministrazione capitolina anche gli avversari, da Roberto Giachetti a Roberta Lombardi. La quasi totalità degli esponenti del centrodestra tace (esclusa Daniela Santanché: “Ma quale sessismo – ha detto la deputata di Forza Italia – il titolo è azzeccato“), mentre il direttore Vittorio Feltri alle scuse non pensa minimamente: “Nel 2011 feci lo stesso titolo per Ruby e nessuno disse nulla”.

In serata, su Facebook, arriva la risposta della diretta interessata: “C’è un retro-pensiero che offende non soltanto me ma tante donne e tanti uomini” – scrive in un post – “immagino le ore passate in redazione per produrre questa rara perla di letteratura“. Secondo Raggi, c’è chi non riesce a farsi una ragione del fatto che “un sindaco può essere anche donna“. La sindaca definisce il titolo di Libero un “insulto volgare“, di cui sono vittime “tutte le donne e tutti gli uomini che subiscono, ogni giorno, ogni sorta di violenza che un certo clima e certe parole favoriscono”. Dice di non sentirsi lei direttamente una vittima e ringrazia tutti coloro che “hanno manifestato la loro solidarietà”. Poi conclude: “Quando chiederò il risarcimento per diffamazione – ovviamente, lo farò – aggiungerò anche 1 euro e 50 centesimi che ho speso per comprare per la prima ed ultima volta questo giornale”, riferendosi ovviamente a Libero.

“Nell’occhio del ciclone per le sue vicende comunali e personali – si legge nel catenaccio accanto alla fotografia dell’esponente del M5S – la sua storia ricorda l’epopea di Berlusconi con le Olgettine, che finì malissimo”, scrive il quotidiano in riferimento all’ex premier rinviato a processo con l’accusa di corruzione in atti giudiziari per aver comprato il silenzio di una schiera di ragazze sulle serate ad Arcore. Il titolo dell’editoriale del direttore a pagina 3 corregge parzialmente il senso del virgolettato (“Una patata bollente può bruciare Virginia“), ma il catenaccio approfondisce l’insinuazione: “La Raggi ha mostrato un debole per un dipendente comunale e gli ha dato l’aumento: meglio il Cav che pagava di tasca propria”. Un’equivalenza in cui il dipendente comunale è Salvatore Romeo, ex capo della segreteria politica della sindaca e indagato con lei per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio.

“Libero sì ma non di insultare volgarmente con allusioni oscene. Vittorio Feltri chieda scusa a Virginia Raggi”, scrive su Twitter il presidente del Senato Pietro Grasso, mentre per la presidente della Camera Laura Boldrini si tratta di “giornalismo spazzatura”. “Questa prima pagina fa semplicemente schifo. Solidarietà a Virginia Raggi”, twitta tra i primi il presidente del Pd Matteo Orfini. “La prima pagina di Libero è una schifezza senza se e senza ma”, gli fa eco il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, avversario del candidato M5S nelle elezioni comunali di Roma.”. Una “squallida e volgare aggressione sessista contro la sindaca. Disgusto per becero falso giornalismo“, la definisce il gruppo del Partito Democratico al Campidoglio. La cui capogruppo Michela Di Biase scrive: “Mi fa schifo il vile attacco misogino e sessista di #Libero contro @virginiaraggi a lei va tutta la mia solidarietà #stopsessismo“.

Il M5S punta il dito contro l’informazione tutta. ” “Non so se sia sessismo o semplice idiozia, in ogni caso mi fa schifo. La stampa ha superato ogni limite”, scrive in un tweet il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. “Massima solidarietà alla nostra Virginia. Questa è l’informazione italiana“, si legge in un post sul profilo Facebook di Beppe Grillo, che sul blog invita i militanti a scrivere, ricordando che “Libero Quotidiano nel 2016 ha perso il 16,3% dei suoi lettori rispetto al 2015. Il 2017 è appena iniziato”.

Solidarietà alla sindaca arriva anche dalle sue principali avversarie nel M5S romano: “Oggi vedo la prima pagina del quotidiano Libero e rabbrividisco – scrive su Facebook Roberta Lombardi – un simile attacco offende la dignità di ogni donna. (…) qui ci troviamo davanti a una concezione medievale, anzi che dico primitiva della vita”. “Molte volte sono stata critica nei confronti di Virginia ed in più situazioni abbiamo avuto aspri confronti premette la senatrice grillina Paola Taverna – ma oggi non posso fare a meno di mostrare solidarietà a Virginia semplicemente come donna“.

Per l’Ordine dei giornalisti interviene il presidente Sergio Iacopino: “Trovo disgustoso quel che appare oggi su Libero, riferito allusivamente alla vita privata di Virginia Raggi. Debbono essermi sfuggite le reazioni delle signore che insorgono indignate quando si ironizza o si fanno battute volgari sulle donne. Attendo di vedere chi vincerà il premio ‘l’imbecille di turno’ considerando questa mia dichiarazione un attacco alla libertà di stampa“. E in difesa di Virginia Raggi si schiera anche l’ex marito Andrea Severini: “Poi ci domandiamo perché siamo una società maschilista e sessista, vergognatevi pezzenti”.

Il centrodestra tace, quasi del tutto. Ci pensa Maurizio Gasparri a rompere il silenzio. A modo suo: “Laura Boldrini difende Raggi per #Virginia&Romeo story, ma è muta su offese di Asia Argento a deputata Giorgia Meloni?”, twitta il senatore di Forza Italia facendo riferimento all’attrice romana che sul suo profilo Instagram ha pubblicato una foto della leader di Fratelli d’Italia e la scritta “schiena lardosa. La stessa obiezione formulata dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che tuttavia precisa: “La mia solidarietà alla Raggi. Trovo scorretto attaccarla su presunte relazioni amorose (affari suoi), meglio parlare della sua totale incapacità di amministrare”.

Poco dopo, all’ex ministro si accoda Daniela Santanché: “Mi stupisce che faccia così tanto notizia questo titolo – spiega la deputata di Forza Italia a radio Cusano Campus – noi donne di centrodestra ne abbiamo subite di ogni in questi anni di questi titoli e fotografie, non mi è sembrato che ci sia stato tutto questo scalpore. Il titolo “Patata bollente” non mi scandalizza, non ci vedo riferimenti sessisti. A me è capitato molte volte di dire “Mamma mia, che patata bollente che è successa”. Per me patata bollente vuol dire guaio, qualcosa che ti cade sopra la testa. Se un giornale come L’Unità avesse fatto un titolo così su di me? Non sarebbe successo nulla, io me ne sarei fottuta. In questi anni hanno detto e scritto di tutto su di me, penso “non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Il titolo è azzeccato, è una bella patata bollente per la Raggi”.

Le polemiche non scuotono minimamente l’autore del titolo: “Ma perché dovrei chiedere scusa? – domanda Feltri intervistato da Affaritaliani.it – questo stesso titolo lo feci il 15 gennaio 2011 su Libero, dove ero tornato da poco come direttore editoriale, per il caso Ruby rubacuori. L’occhiello era: ‘Silvio rischia grosso’. Il titolo: ‘La patata bollente’. Se invece lo facciamo sulla Raggi non va bene? Come mai? Due pesi e due misure, che differenza c’è tra la Raggi e Ruby? Non sono due persone entrambe degne di rispetto?”, domanda ancora il giornalista. Che argomenta: “Poi che cos’è la patata? A Roma c’è sicuramente una questione scottante. E quindi è una patata bollente”. Nessun doppio senso, quindi: “Il doppio senso, eventualmente, lo attribuisce chi legge e non chi scrive”.

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