Un’esplosione è avvenuta intorno alle 10.00 nella centrale nucleare di Flamanville, in Francia, nella Bassa Normandia. Cinque persone sono “leggermente intossicate” e un reattore della centrale, di proprietà di Électricité de France, è stato “spento per precauzione“. Ma secondo la prefettura, che non ha attivato il Piano d’intervento speciale (Ppi) e ha definito l’incidente “concluso“, non c’è alcun rischio atomico o di possibile contaminazione. L’esplosione si è verificata nella sala macchine, dove non ci sono elementi radioattivi. Un incendio è stato segnalato dai pompieri all’interno della centrale, ma fuori dalla zona nucleare.

L’impianto di Flamanville è stato protagonista di una serie di inconvenienti negli ultimi mesi. Il 22 novembre 2016, in seguito alla scoperta di una crepa nella copertura del reattore sperimentale Epr (reattore ad acqua pressurizzata) in costruzione proprio a Flamanville (non interessato dall’incidente di oggi), Pierre-Franck Chevet, direttore della Autoritè de suretè nucleaire francese (Asn), aveva deciso di riconsiderare l’intera “catena di controllo” per rendere l’atomo più sicuro e di chiudere, per un certo tempo, 20 dei 58 reattori nucleari presenti sul territorio francese. Lo scenario – aveva spiegato il numero uno dell’Asn a Le Figaro – è peggiorato “dall’aprile 2015” con “la scoperta di un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca dell’Epr (reattore pressurizzato europeo), siamo passati da una brutta sorpresa all’altra”.

Cos’era accaduto nell’aprile 2015? Il giorno 7 l’autorità per la sicurezza nucleare francese annunciava l’esistenza di un’ “anomalia” tecnica nel serbatoio del reattore. Anomalie erano state individuate “nella composizione dell’acciaio di determinate porzioni del coperchio e del fondo del serbatoio”, spiegava Guillaume Bouyt, capo della divisione locale dell’authority. L’entrata in funzione del nuovo impianto Epr, inizialmente fissata per il 2012, è slittata a fine 2018.

“Quanto è avvenuto a Flamanville non ha niente a che vedere con un incidente nucleare – ha spiegato Alessandro Dodaro, ingegnere ed esperto di sicurezza nucleare dell’Enea – l’incendio è avvenuto nel sito della centrale, ma al di fuori dell’isola nucleare e con nessuna possibilità di estensione al reattore”. L’isola nucleare è il luogo di una centrale nucleare nel quale si trova il reattore, con il nocciolo. Al di fuori di questo edificio il sito di una centrale ne ospita molti altri, ad esempio quello in cui si trovano le turbine, o quello destinato a deposito o ancora gli uffici. La sala macchine è uno dei questi. “E’ una situazione analoga a quella di una nave, che ha un luogo che ospita il motore e altri luoghi destinati a ristoranti e cabine. Facendo un’analogia con l’incidente nella centrale nucleare francese, è come se l’incendio fosse scoppiato nel ristorante di prua“, ha osservato Dodaro.

Il problema, ha spiegato ancora l’esperto, “è stato un normale malfunzionamento elettrico, confrontabile a un cortocircuito che la pioggia può provocare in una centralina elettrica di scambio” e l’esplosione avvenuta nella sala macchine della centrale nucleare “ha coinvolto solo parti convenzionali” e i gas che sono stati liberati hanno provocato un’intossicazione nei lavoratori della sala macchine. Al primo segno di incendio, ha detto ancora l’esperto “il reattore è stato immediatamente spento per evitare problemi, come viene fatto ogni volta che si verifica un qualsiasi malfunzionamento di routine, in modo da mantenere tutto in una situazione di massima sicurezza”.

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