“25 anni dopo le inchieste di Mani Pulite l’Italia resta un paese ad altissimo tasso di corruzione. E dei politici e degli imprenditori coinvolti nello scandalo se ne sono andati solo quelli che sono usciti di scena per ragioni anagrafiche”. Secondo Gianni Barbacetto, giornalista del Fatto Quotidiano, è questa l’eredità rimasta al nostro paese dagli anni di Tangentopoli . “Dal ’92 in poi si è affermata una narrazione di quel periodo che è falsa – ha continuato il giornalista intervenuto a un incontro per il 25° anniversario di Mani Pulite tenutosi al Palazzo di Giustizia di Milano e organizzato dall’associazione Themis & Metis – E’ stato detto di tutto: che c’è stato un utilizzo smodato della custodia cautelare, che li torturavano per parlare, che è stata un’operazione politica per fare crollare la Prima Repubblica o addirittura un grande complotto della Cia. Questo ci impedisce di fare i conti i con quel sistema di corruzione. La speranza di una politica pulita che c’era 25 anni fa oggi è più debole di allora”. All’incontro, oltre a Barbacetto, hanno partecipato Antonio Di Pietro e Piercamillo Davigo – magistrati del pool di Mani Pulite, Alfonso Bonafede – deputato del Movimento 5 Stelle, Gian Antonio Girelli – Pres. comm. antimafia Lombardia e Claudio Mario Grossi – Docente di finanza all’Università Cattolica di Milano.

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Anniversario Mani Pulite, Di Pietro: “I politici corrotti erano considerati ladri, oggi non è più così”

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