Il Dipartimento al tesoro americano ha annunciato nuove sanzioni contro l’Iran in seguito al test missilistico eseguito da Teheran il 29 gennaio. La misura mette nel mirino 13 individui e 12 enti  – alcuni basati in Emirati Arabi Uniti, Libano e Cina – coinvolti nello sviluppo del programma missilistico e accusate di favorire il terrorismo. Washington sottolinea come le misure imposte siano compatibili con gli impegni presi nell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, eredità dell’amministrazione guidata da Barack Obama. In quest’ottica Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha affermato in serata che l’amministrazione sta rivedendo le politiche americane su Cuba.

I rapporti Teheran e Washington si sono raffreddati dopo che Trump venerdì scorso ha firmato l’ordine esecutivo che vieta temporaneamente l’ingresso negli Usa ai cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana fa cui l’Iran (gli altri sono Siria, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen e Libia , per un totale di 100mila i visti revocati dal varo del bando, hanno fatto sapere i legali del Dipartimento di Giustizia). Teheran, in risposta, ha annunciato di voler applicare il “principio della reciprocità“, che si sostanzia in una misura analoga contro i cittadini statunitensi.

Una prima applicazione del principio è arrivata oggi: il ministero degli Esteri ha reso noto che la delegazione statunitense della squadra di lotta non potrà partecipare alle gare di Coppa del mondo (Freestyle World Cup) previste nella città di Kermanshah il 16 e 17 febbraio. Baharam Qasemi, in una dichiarazione all’agenzia Irna, che opera sotto il controllo del ministero della Cultura e dell’Orientamento islamico, ha evidenziato che il Paese “è stato costretto ad opporsi alla partecipazione del team Usa a causa delle politiche del nuovo presidente degli Stati Uniti”.

La tensione tra i due Paesi è aumentata improvvisamente lunedì 30 gennaio, quando Fox News ha riportato la notizia che Teheran aveva compiuto domenica un test di lancio di un missile balistico a medio raggio. Il dispositivo, lanciato da un sito a circa 140 miglia ad est della capitale, aveva volato per 600 miglia prima di esplodere. “Da oggi (1 febbraio, ndr) mettiamo ufficialmente l’Iran sull’avviso”, perché il test “viola le risoluzioni dell’Onu e minaccia gli Usa, gli amici e gli alleati nella regione”, era stata la risposta Mike Flynn, consigliere per la Sicurezza nazionale, intervenendo per la prima volta nel briefing della Casa Bianca, criticando anche l’accordo sul nucleare perseguito dall’amministrazione Obama.

Questa mattina il capo della Casa Bianca è tornato a usare espressioni forti all’indirizzo di Teheran: “l’Iran sta giocando con il fuoco. Non apprezzano la ‘gentilezza’ usata nei suoi confronti da Obama. Io non sarò così gentile“, ha scritto su Twitter, in riferimento all’accordo sul nucleare del 2015.

 

“L’Iran è indifferente alle minacce perché la sicurezza deriva dal suo stesso popolo – il tweet di risposta del ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Yavaz Zarif – non inizieremo mai una guerra, ma possiamo contare solo sui nostri propri mezzi di difesa”. “Non useremo mai le nostre armi contro nessuno, se non per autodifesa” – sottolinea il capo della diplomazia iraniana – fateci vedere se coloro che si lamentano possono fare la stessa dichiarazione”.

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